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Un «Qualitative» easing imprenditoriale

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UN PIANO IN TRE MOSSE

Un «Qualitative» easing imprenditoriale

Nelle prime settimane di febbraio la Banca centrare svedese, prima in Europa, ha portato il principale tasso di sconto sotto zero: -0,1%. Altre banche centrali del Nord Europa, la Banca Centrale Svizzera e la Bce hanno condizioni simili, ma solo per specifici tassi. L’evento è un ulteriore passo nel mondo dei mezzi non convenzionali messi in campo dalle banche centrali per cercare di contrastare la crisi. Una volta, la principale funzione della banca centrale era alzare il tasso di sconto al fine di frenare la crescita e tenere sotto controllo l’inflazione. Oggi il principale strumento non convenzionale utilizzato dalle banche centrali è il Quantitative Easing, la cui logica è: metti più capitale nel motore e la macchina del lavoro ripartirà. I tassi negativi ne sono un’ulteriore evoluzione. Qui la logica manca un passaggio. Esiste un attore del sistema economico che trasforma il capitale (e il lavoro) in iniziativa economica e, di conseguenza, in crescita: l’imprenditore. Come dimostra la Banca centrale svedese, non mancano i soldi; manca chi usa quei soldi per trasfor marli in impresa, iniziative, sviluppo. Quello che ci serve è un Qualitative Easing: iniettare imprenditori e non (solo) soldi.

L’Italia è un paese dove è difficile fare impresa eppure è il paese europeo dove c’è più iniziativa imprenditoriale naturale. Siamo un piccolo paese che dai tempi dei romani ha espanso i suoi orizzonti, scoperto nuove tecnologie, nuovi modi di fare impresa e, addirittura, nuovi continenti. Non sono solo vecchi fasti, oggi abbiamo grandi imprenditori di prima generazione che dimostrano che siamo ancora un paese vivo, creativo e pronto a cogliere le opportunità di sviluppo. I banchieri centrali non sono innovativi o amanti del rischio, ma di fronte a un contesto mai visto prima hanno osato il Quantitative Easing, che prima non era stato pensato neanche sui libri. Noi italiani vogliamo essere meno creativi della burocrazia bancaria? Il Qualitative Easing deve essere un programma non convenzionale, innovativo, temerario: basato su (almeno) tre elementi.

Il primo. Dobbiamo “costringere” i giovani ad essere imprenditori dentro o fuori le aziende esistenti, in settori maturi o nuovi. Per legge si deve studiare imprenditorialità in ogni scuola dell’obbligo. Una volta in Italia chi falliva non poteva votare per un po’; facciamo che chi non fa l’imprenditore per un po’ di tempo non può votare. “Costringiamo” i giovani a conoscere la bellezza del Nostro Paese, a diciotto anni avranno visto il Colosseo, gli Uffizi, Venezia, le Alpi, il mare, la valle dei templi e chissà quanto altro: in termini di gusto e senso della bellezza avranno un vantaggio competitivo incommensurabile rispetto ai loro colleghi cinesi, tedeschi, americani etc. Dobbiamo essere non convenzionali: per avere il passaporto e lasciare il Paese dopo i 21 anni devi presentare le prove di aver visitato almeno 10 meraviglie italiane e fatto tre stage presso un imprenditore. Nel caso tu sia un giovane di una famiglia imprenditoriale che non prosegue la tradizione devi pagare il doppio delle tasse per 10 anni.

Il secondo. Gli imprenditori e le famiglie imprenditoriali devono rinunciare al loro proverbiale riserbo e spendersi in pubblico come esempi positivi. Devono andare nelle scuole e raccontare le loro storie. Ogni giovane deve aver almeno visitato con la sua classe cinque imprese accompagnato dal proprietario che gli ha spiegato come funziona, altrimenti non prende la licenza media o il diploma. Quando in un giorno un imprenditore ospita almeno cento giovani non paga tasse per quel giorno.

Il terzo. L’accademia deve creare teorie migliori che permettano di abbassare il tasso di fallimento delle start up. Oggi ne sopravvive una su cento: giocare un numero secco alla roulette è più conveniente. Si deve creare un gruppo di esperti e non scioglierlo sino a quando la teoria non ci avrà dato strumenti più efficaci.

A chi queste (prime) proposte sembrano follie ricordo che viviamo in un’epoca in cui seri e prudenti burocrati bancari hanno il coraggio di stampare dal niente enormi quantità di moneta ed immetterla nel sistema nella speranza che qualcosa succeda. Davvero noi italiani vogliamo essere meno creativi, temerari, sognatori?

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