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Il tripartitismo può premiare Pluto

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riforma elettorale

Il tripartitismo può premiare Pluto

Caro Roberto, a bocce ferme forse hai ragione tu. Se assumiamo che il Movimento di Grillo non troverà mmai un leader credibile. Se assumiamo che da qui al prossimo appuntamento elettorale l’appeal di Renzi resto sostanzialmemte intatto. Se assumiamo che l’elettorato di destra, al termine di una campagna elettorale e di una sconfitta, manifesti la stessa salomonica indifferenza fra Renzi e Grillo che manifesta ora.

Se assumiamo che i partiti de destra preferiscano lasciar vincere la sinistra piuttosto che rinunciare a un pò di seggi in Parlamento. Ebbene, se ssumiamo tutto ciò, l’eventualità che ho prospettato io, Grillo batte Renzi al secondo turno diventa decisamente improbabile.

Ma possiamo assumere tutto ciò? Possiamo permetterci di ragionare a bocce ferme? Secondo me no. Le bocce della politica possono stare ferme 40 anni, come è successo negli anni della prima Repubblica, e poi improvvisamente muoversi vorticosamente, come è successo nel 1992-1994, con Tangentopoli, e nel 2011-2014, sotto i colpi della crisi. Per questo è importante chiedersi, come fai tu, che cosa succederà, ma è altrettanto importante provare a immaginare che cosa potrebbe succedere, come ho tentato di fare io nell'articolo di domenica scorsa. E questo, a mio modesto parere, vale a maggior ragione se si stanno definendo nuove regole del gioco. Un sistema elettorale non si giudica sul risultato che potrebbe produrre nell'immediato, ma sui risultati che potrebbe produrre in generale, per qualsiasi plausibile evoluzione delle preferenze elettorali. Veniamo al punto.

La comparsa del partito di Grillo ha reso il sistema intrinsecamente tripolare e potenzialmente più instabile. Un elettore di destra può preferire il Pd a Grillo perché Grillo è troppo qualunquista o anti-europeo. Ma può preferire Grillo al Pd perché detesta la sinistra, o perché nel frattempo l'elettorato di destra si è salvin-melonizzato, diventando sempre più ostile all'Europa. Se sono questi ultimi meccanismi a prevalere, lo scenario immaginato, Grillo batte Renzi al secondo turno, è meno fantapolitica di quel che sembra. Come andranno le cose in Italia e in Europa nei prossimi decenni? Come evolveranno i sentimenti delle opinioni pubbliche? Né tu né io possiamo saperlo. Ma è proprio perché non lo sappiamo che, progettando nuove regole, è bene prendere in considerazione molti scenari, non solo quello al momento più verosimile.

Si può obiettare che non è una buona regola quella di progettare un sistema elettorale in modo da impedire a una parte politica (in questo caso il M5S) di vincere le elezioni. Sono d'accordo con questa osservazione: se la maggioranza degli italiani preferisce il M5S al Pd, ben venga il M5S. Il nocciolo del problema, però, è un po' più sottile. Il punto debole dell'Italicum, il punto su cui ho cercato di attirare l'attenzione, non è che la nuova legge elettorale potrebbe consegnare l'Italia a un partito anti-europeo, ma che l'esito finale del voto dipende troppo dal meccanismo di selezione dello sfidante, ossia del partito che avrà il diritto di andare al ballottaggio contro il primo arrivato.
Che Renzi possa vincere o perdere le elezioni a seconda che il secondo arrivato sia Berlusconi o Grillo non è irragionevole in assoluto, ma è un aspetto del funzionamento della legge su cui inviterei a riflettere. Se ci fossero solo due poli (destra e sinistra), e in entrambi esistesse un partito dominante, la legge elettorale che l'Italia sta per adottare funzionerebbe bene, e favorirebbe la transizione e a un sistema bipartitico. Ad ogni elezione la sfida sarebbe tra il principale partito della sinistra e il principale partito di destra, e il secondo turno servirebbe solo nei casi in cui il vincitore non fosse stato in grado di rastrellare un consenso sufficiente (almeno il 40%) fin dal primo turno.

Ma la situazione dell'Italia (nonché di molti paesi europei) è tutta un'altra. C'è la sinistra, c'è la destra ma c'è anche Pluto, ossia lo schieramento anti-europeo. A fronte di questa tripartizione, la legge elettorale che stiamo per votare non prevede alcun meccanismo che incentivi l'aggregazione fra forze affini (il premio di maggioranza è alla lista e non alla coalizione), e in compenso ne prevede uno, formidabile, che favorisce la frammentazione partitica (la soglia di sbarramento al 3%). Per andare al ballottaggio, il partito sfidante dovrà preoccuparsi di non avere partiti minori concorrenti, più che di avere un programma che possa piacere agli elettori al secondo turno. Perciò non posso che ripetere la domanda: è questo che vogliamo?

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