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Il costo delle pensioni dei parlamentari italiani continua a crescere. Il presidente del Senato Pietro Grasso si sta adoperando per togliere i vitalizi agli ex parlamentari pregiudicati. Speriamo che detta operazione vada a buon fine. Al riguardo ricordo che nella passata legislatura fu varato un provvedimento, in vigore dal primo gennaio 2012, che ha reso meno generoso il trattamento previdenziale dei parlamentari. Però le nuove regole valevano solo per i deputati delle future legislazioni.

Gli interessi dei parlamentari erano ancora salvi! L’aumento del costo dei vitalizi nel 2014 era prevedibile in quanto solo nei prossimi anni dovrebbero avere effetto le nuove regole. Intanto il sistema di calcolo ed il nome cambiano - non più vitalizi ma pensioni - ma i privilegi, in buona parte, restano.

Infatti i nostri deputati riceveranno a vita oltre 3mila euro di pensione al mese, versando solo un contributo dell’8,6% sull’indennità ricevuta Si fa sempre difficile toccare un qualche interesse dei politici.

Angelo Ciarlo

Che toccare un «qualche interesse dei politici» sia difficile è risaputo. Le resistenze, palesi e non, sono forti, persino quando evidenza e opportunità richiederebbero non dico responsabilità politica ma semplice buon senso (che tra l’altro eviterebbe condanne indistinte della politica e dei politici per nulla utili). Lei solleva il caso della revoca – senza necessità di alcuna nuova legge – dell’erogazione dei vitalizi agli ex parlamentari condannati in via definitiva per mafia, corruzione ed altri gravi reati.

Revoca (si è detta d’accordo anche la Presidente della Camera Boldrini), per la quale si sta impegnando il Presidente Grasso. In questa proposta non vedo scandali. Vero che nel parere (richiesto dal Senato) il professor Cesare Mirabelli osserva che occorrerebbe una nuova legge (una delibera di Palazzo Madama sarebbe una fonte regolamentare inadeguata) e che resterebbe fermo il paletto del divieto di retroattività della revoca di un diritto acquisito. Ma pare convincente la risposta di Grasso: il Senato è un organo costituzionale che decide in totale autonomia senza passare per il Parlamento; non sussiste un divieto di retroattività, che varrebbe ove si trattasse di una sanzione penale accessoria (che la legge Severino non ha previsto, prevedendo invece una «condizione per l’esercizio dell’elettorato passivo, in particolare una condizione di moralità, collegata alla condanna per determinati reati gravi».

È chiaro che se viene meno la condizione (l’art 54 della Costituzione prescrive che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con…onore») cessano non solo la carica di parlamentare ma anche i diritti connessi.

.@guidogentili1