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In Germania codici di condotta più severi

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oltre gli scandali

In Germania codici di condotta più severi

Ci sono voluti undici anni, fino al 2014, perché la Germania ratificasse la convenzione delle Nazioni unite contro la corruzione. Ultimo fra i Paesi industriali insieme al Giappone, nota Transparency International. E fino al 1999 per le imprese tedesche corrompere il funzionario di un Paese straniero per ottenere un contratto non solo non era un reato, ma era deducibile dalle tasse.

Eppure, secondo tutte le statistiche europee del rapporto anti-corruzione della Commissione, e dopo una raffica di scandali che soprattutto nella prima metà del decennio passato ha coinvolto quasi tutti i grandi gruppi tedeschi, la Germania, nella valutazione dei suoi cittadini e delle imprese che ci operano, è oggi una delle economie europee dove la percezione della corruzione è più bassa. In parte, il Paese, e la pattuglia dei gruppi più importanti, sono stati vaccinati dalle esperienze di allora. Quasi tutti i gruppi coinvolti hanno adottato ora codici di condotta piuttosto severi. «La Germania – dice il rapporto della Commissione – è fra i primi Paesi a livello internazionale nella lotta alla corruzione». È singolare peraltro che in un'indagine dell'Eurobarometro del 2013 il 50% delle imprese tedesche interpellate, la terza percentuale più alta nell'Unione europea, abbia dichiarato che il pagamento di tangenti e l'abuso di potere per vantaggi personali sono diffusi nel settore privato, ma la maggior parte dei rappresentanti delle imprese abbia sostenuto che il problema non riguarda loro stessi quando fanno affari in Germania. Solo il 3% afferma di aver ricevuto la richiesta di pagare una mazzetta. La Germania è uno dei pochi Paesi dell'Unione che pubblica statistiche su casi denunciati alla polizia e su cui sono state aperte inchieste penali. Nel 2011, i casi di corruzione denunciati sono stati 46mila e le inchieste 1.528, in calo rispetto a 1.813 del 2010.

La catena degli scandali che hanno coinvolto grandi gruppi tedeschi è lunga e disparata: dai cartelli in cui è stata coinvolta la siderurgica ThyssenKrupp, alle mazzette del produttore di autocarri e autobus Man alle aziende di trasporto pubbliche e private, agli episodi di corruzione della Daimler in ben 22 Paesi, all'evasione fiscale del capo della Deutsche Post per 18 anni, Klaus Zumwinkel, ai due casi più eclatanti. La Volkswagen, dove la corruzione dei membri sindacali del consiglio d'amministrazione era fatta di regali costosi, vacanze di lusso e sex party, una vicenda che è costata il posto al responsabile delle relazioni industriali Peter Hartz, autore della famosa riforma del mercato del lavoro. E la Siemens, dove nel 2006 è scoppiato il più grande scandalo di corruzione nella storia societaria tedesca, per 1,3 miliardi di euro. Più recentemente è finito nel mirino il settore finanziario, comprese le banche più grandi. La Deutsche Bank è stata coinvolta tra l'altro nella manipolazione del Libor, il tasso interbancario sulla piazza di Londra, e in un caso di evasione dell'Iva da parte di clienti, che ha tirato in mezzo uno dei due amministratori delegati, Juergen Fitschen, e l'ex direttore finanziario Stefan Krause, e che è ancora in corso. La Commerzbank ha patteggiato nei giorni scorsi per 1,45 miliardi di dollari con le autorità degli Stati Uniti violazioni delle sanzioni contro l'Iran.

È curioso che nel caso più clamoroso di un'opera pubblica i cui tempi e costi di costruzione sono esplosi, il nuovo aeroporto di Berlino, i cui lavori sono iniziati nel 2006 e dovevano costare 2,8 miliardi di euro e la cui conclusione è stata spostata prima al 2010, poi al 2012, ora (forse) al 2017 con una spesa totale di (forse) 8 miliardi, l'incompetenza, più che la corruzione, sembra aver giocato un ruolo decisivo. Almeno pero ora si è scoperto solo un funzionario tecnico, responsabile degli appalti, che ha incassato mazzette per la modesta somma di 500mila euro.

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