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L’innovazione salva le imprese

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OLTRE LA CRISI / SCELTE E STRATEGIE

L’innovazione salva le imprese

Il Rapporto MET 2015 a cura di Raffaele Brancati, presentato a Roma il 17 marzo, nota come la crisi ancora in corso abbia accentuato la distanza fra le imprese più dinamiche (più orientate ai mercati internazionali e all’innovazione di prodotto e di processo) e quelle la cui strategia resta maggiormente ancorata al debole mercato interno e alla conservazione del portafoglio prodotti esistente. Questa eterogeneità nella performance delle imprese tende a presentarsi non solo nell'aggregato, ma anche all'interno dei singoli settori, delle singole regioni e delle singole fasce dimensionali (dalle micro con meno di 10 addetti alle “grandi” con più di 250 addetti). Sotto questo profilo il Rapporto MET converge largamente con quanto ripetutamente osservato dall'Istat nel suo “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi”, pubblicato a febbraio di ogni anno, facendo ampio ricorso all'incrocio dei microdati da diverse fonti statistiche a amministrative di cui l'Istituto dispone.

Il profilo delle imprese più produttive “vincenti nella crisi” quasi ovunque si caratterizza per dimensione media di addetti più elevata rispetto alle micro e piccole, anche se spesso inferiore alle poche grandi (virtù del nostro “Mittelstand?), maggior proiezione sui mercati internazionali, maggiore attività innovativa di prodotto e di processo (inclusi brevetti e marchi), maggiore capacità di interconnettersi in filiere produttive (catene del valore) domestiche e internazionali.

Le imprese riconducibili alle circa 140 “aree distrettuali”, monitorate sin dal 2003 dai preziosi rapporti della Direzione Studi e Ricerche di IntesaSanPaolo, risultano mediamente aver realizzato nel 2008-2013 migliori performance di fatturato, esportazioni, innovazione, redditività, struttura patrimoniale e attrazione di investimenti dall'estero rispetto alle imprese “non distrettuali”. Tuttavia anche tra le aree distrettuali specializzate negli stessi settori merceologici emergono notevoli difformità di performance. Ad esempio, nel calzaturiero emergono record positivi (Montebelluna, area napoletana e di Lucca-Arezzo-Firenze) e insieme negativi (es. Fermo e Bari): ovviamente ciò riflette ben diverse specializzazioni per specifiche nicchie di stile, prezzo e mercati. In particolare nei distretti di casa-moda e in quelli meccanici contano molto le relazioni di filiera tra le medio-grandi imprese capofila e i subfornitori più proattivi in termini di progettazione e capacità di partnership

La proiezione verso i mercati esteri, resa necessaria dalla prolungata depressione della domanda interna, provoca comunque una maggiore instabilità-fragilità dei risultati, data la volatilità di molti mercati emergenti (come il Brasile) o di Paesi dipendenti dalle proprie esportazioni di materie prime energetiche (come la Russia e i Paesi del Golfo), volatilità che rende le nostre imprese esportatrici maggiormente bisognose di flessibile e lungimirante credito bancario.

L’ultimo “Rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi” (febbraio 2015) aggiunge una interessante esplorazione sul tema delle interconnessioni tra attività manifatturiera e servizi, fermo restando che la stessa attività manifatturiera incorpora sempre più servizi a monte e a valle della pura produzione. Mediamente i servizi pesano il 15 per cento dei costi per acquisti intermedi delle imprese manifatturiere. Le imprese manifatturiere esportatrici realizzano migliori performance quanto più efficienti sono i servizi acquistati ad alto valore aggiunto (KIBS: Knowledge-Intensive Business Services) e i servizi di rete. I KIBS includono servizi professionali, consulenza informatica-gestionale-fiscale-legale-contabile, servizi di ricerca, pubblicità e ricerche di mercato. I cruciali servizi rete includono naturalmente trasporti, logistica, telecomunicazioni.

Tutto ciò non è senza implicazioni per il disegno degli incentivi pubblici e delle politiche di promozione dell'internazionalizzazione delle imprese: non certo per astratte e pericolose aspirazioni a “pick the winner”, ma per favorire l’accesso agli stessi incentivi “orizzontali” (crediti d'imposta, finanziamenti agevolati, sussidi ecc.) alle imprese che presentano migliori requisiti facilmente misurabili di risorse e performance per garantire l’efficacia degli incentivi stessi.

fabrizio.onida@unibocconi.it

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