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Spagna, Susana Diaz fa sorridere i socialisti

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dopo il voto

Spagna, Susana Diaz fa sorridere i socialisti

I socialisti prendono una bella boccata d'ossigeno, dopo aver trattenuto il fiato per tutta la campagna elettorale. I popolari (e la sinistra radicale) vedono confermati i loro incubi. Podemos e Ciudadanos avanzano, ma ancora non sono decisivi.
In Spagna il bipolarismo, pure in difficoltà, resiste. È questo il senso delle elezioni in Andalusia: socialisti e popolari assieme hanno ottenuto il 60% dei voti, la rivoluzione dei nuovi movimenti avrà bisogno di tempo.

«La crescita delle nuove forze obbliga i partiti tradizionali a un grande sforzo di rinnovamento. Aumenta l'instabilità politica, è certo, ma siamo lontani dalla demolizione del sistema bipartitico che era stata annunciata», dice José Ignacio Torreblanca, responsabile a Madrid dello European council on Foreign relations.
In Andalusia il Partito socialista ha perso più di 200mila voti ma ha conservato i 47 seggi (con il 35,7% dei consensi) che già aveva nel Parlamento regionale. Una vittoria: le elezioni anticipate hanno infatti prodotto una frammentazione politica che sembra impedire ogni alleanza coerente e permette alla sinistra di andare al governo di Siviglia senza avere raggiunto la maggioranza assoluta dei 109 seggi complessivi. Susana Diaz - 40 anni, leader dei socialisti andalusi - ha messo subito le cose in chiaro: «Farò quello che avevo detto prima del voto, governerò da sola». Il suo carisma ha rilanciato un partito socialista che governa in Andalusia dal 1982 ma che era stato travolto da scandali di malgoverno e corruzione. È stata lei a sciogliere il patto con la sinistra radicale di Izquierda Unida sfidando anche i nuovi movimenti nel voto anticipato. «Ora siamo la prima forza - ha detto Diaz - e ho la stabilità che non avevo mesi fa. Prima non potevo approvare nulla che non volesse il socio di governo. Adesso solo il Partito popolare e Podemos possono unire più voti dei nostri. Ma anche le altre forze devono assumersi la loro responsabilità e mettere al di sopra di tutto gli interessi dell'Andalusia».

Il voto di domenica - in una regione che vale il 15% del Pil nazionale ma ha un tasso di disoccupazione del 35%, dieci punti più alto della media spagnola - è stato il primo test di un anno nel quale in Spagna verranno rinnovati 8mila sindaci e 15 giunte regionali (compresa quella della Catalogna) e che si chiuderà con le elezioni generali di fine novembre. Dai sei milioni e mezzo di elettori andalusi si attendevano indicazioni per decifrare una scena politica mai così incerta e fluida in tutta la storia democratica del Paese.
L'attesa bastonata agli schieramenti tradizionali se ha mancato i socialisti, ha colpito in pieno i popolari e Izquierda Unida. Con il peggior risultato degli ultimi vent'anni, i conservatori - al governo a Madrid con Mariano Rajoy - hanno perso 600mila consensi e nell'assemblea andalusa avranno solo 33 seggi, 17 in meno di prima (con il 26,4%). Scontato il commento del premier Rajoy che pur riconoscendo la sconfitta ha sottolineato che «i risultati in Andalusia non si possono estendere a livello nazionale». Mentre la sinistra radicale - che ha governato con i socialisti - ha perso 190mila voti ed è scesa da 12 a 5 seggi (al 6,9%) diventando quasi ininfluente sulle sorti della futura giunta.

Entrano per la prima volta nell'Assemblea andalusa due movimenti che attaccano la cosiddetta casta e, in modo diverso, propongono politiche alternative ai tagli e alle tasse dettate da Bruxelles e accettate da Madrid. Podemos, il movimento nato dalla protesta anti-sistema degli indignados, ha raccolto oltre 500mila voti (il 14,8% del totale) e avrà 15 seggi. Un ottimo risultato, in linea con i sondaggi regionali, che tuttavia smorza per ora le ambizioni del leader Pablo Iglesias per l'autunno. Soddisfatti gli attivisti di Ciudadanos, il movimento liberale nato in Catalogna per iniziativa di Albert Rivera in opposizione alle spinte separatiste della regione, con 330mila voti (9,1%) ha conquistato 9 seggi.
Sarà da valutare la tenuta del governo di minoranza di Susana Diaz in Andalusia. La campagna elettorale continua altrove. Con qualche timore in meno da parte dell'Europa: almeno per il momento gli elementi di incertezza sembrano contenuti. Podemos e Ciudadanos assieme non sono riusciti a superare il 25% dei voti.

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