Commenti

Fondi e Casse, l'occasione persa

  • Abbonati
  • Accedi
L'ANALISI

Fondi e Casse, l'occasione persa

Il danno e la beffa. Il danno di un sistema di tassazione che penalizza fortemente Fondi pensione e Casse professionali. La beffa di un sistema ancora incapace di creare le condizioni per incanalare parte del risparmio previdenziale a sostegno dell'economia reale.

Le Casse professionali e i fondi pensione gestiscono complessivamente risorse per quasi 200 miliardi di euro (rispettivamente, 66 e 126,3 miliardi). Un patromonio enorme, che in parte potrebbe essere utilmente e liberamente incanalato verso strumenti di investimento per il sostegno dell'economia reale, dalle start up alle infrastutture fino ai mini bond. Esigenza tanto più sentita in quanto, come sottolineava la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) nella sua ultima relazione annuale «se si escludono i consistenti investimenti in titoli dello Stato italiano, la quota di patrimonio che le forme pensionistiche complementari destinano al supporto dell'economia italiana è limitata».

Situazione analoga per le Casse con la particolarità di iniziative importanti che vedono protagonisti alcuni enti - tra gli altri, la Cassa dei dottori commercialisti, quella di ingegneri e architetti (Inarcassa) e quella degli avvocati (Cassa forense) – che da tempo stanno utilizzando queste opportunità.

Sollecitazioni sono arrivate sia dalla commissione parlamentare di controllo sugli enti, che nel luglio scorso ha presentato un rapporto che sottolineava la possibilità di dirottare agli investimenti per il Paese una somma tra i 10-15 miliardi ad anno, sia dal Mefop, la società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione, che ha suggerito la costituire di un fondo alimentato dai fondi pensione per allocare risorse nell'economia reale.
Con queste premesse, il dibattito che ha preceduto l'ultima legge di Stabilità aveva fatto pensare a un intervento condiviso in questa direzione. Con uno scambio – un “premio”, si potrebbe dire – da riservare sia alle Casse sia ai Fondi. Equazione semplice: più investimenti nell'economia reale, meno tasse sui rendimenti (tra l'altro, le più alte in Europa).

Le cose sono andate in modo diverso. Del fondo per gli investimenti delle Casse e dei Fondi si è persa traccia. È rimasto solo lo strumento descritto nell'articolo a fianco che attribuisce un credito d'imposta a chi investe in determinate attività individuate dal Mef.
Per contro, la legge di Stabilità ha castigato in modo per niente lungimirante Casse e Fondi. Entrambe le realtà hanno subito un significativo aumento della tassazione sui rendimenti: alle Casse si applica ora l'aliquota del 26%, invece del 20 dell'anno scorso; i Fondi pagano il 20% contro l'11,50 (tralasciamo la vicenda dell'anticipazione del Tfr, che debutta in questi giorni).

Ecco, dunque, il danno e la beffa. Il danno per i lavoratori (professionisti e iscritti ai fondi pensione). La beffa per il sistema paese.
Tasse più elevate oggi si traducono in pensioni più magre. Il sistema della casse privatizzate, per esempio, pagherà al fisco tra i 50 e i 60 milioni di imposte in più. Sono risorse che non faranno crescere i montanti contributivi, e quindi, gli assegni futuri degli iscritti.

Per contro, un'occasione persa per creare le condizioni per incentivare Casse e Fondi a investire (in modo volontario e con le garanzie necessarie per la gestione del risparmio previdenziale) nell'economia di un Paese che ne avrebbe quanto mai bisogno.

© Riproduzione riservata