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Mudec, casa delle culture

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Italia

Mudec, casa delle culture

L'avventura è cominciata. Il nuovo Mudec, il Museo delle Culture sorto nell'area ex Ansaldo a Milano, è stato ufficialmente inaugurato ieri in un'atmosfera di soddisfazione e di festa. Prende finalmente vita un'istituzione museale che i milanesi attendevano da quindici anni e che non solo ospiterà le ricche collezioni etnografiche del Comune di Milano ma sarà un centro vivace e nevralgico di grandi mostre, incontri, convegni, spettacoli e didattica, tutti all'insegna dell'apertura e del dialogo con le diverse culture del mondo.

Al taglio del nastro hanno partecipato ieri il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, l'assessore alla cultura Filippo del Corno, il sottosegretario alla cultura Ilaria Buitoni Borletti e i vertici del Gruppo 24 Ore: il presidente Benito Benedini, l'amministratore delegato Antonella Treu, il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, assieme a Natalina Costa, amministratore delegato di 24Ore Cultura.
L'area su cui è sorge il Mudec è stata acquisita dal Comune di Milano nel 1989 e rappresenta un complesso d'archeologia industriale di 70mila metri quadri che ha ospitato aziende storiche come la Zust, l'Aeg, la Galileo Ferraris e infine l'Ansaldo, che qui produceva locomotive, carrozze ferroviarie e tram. Secondo le intenzioni del Comune, gli spazi dell'ex Ansaldo dovevano essere destinati a ospitare musei e iniziative culturali, e nel 1999 (con assessore alla cultura Salvatore Carrubba e direttore centrale Alessandra Mottola Molfino) venne bandito il concorso per il nuovo edificio.
Ci sono voluti oltre quindici anni ma adesso il progetto è diventato realtà. Il Museo delle Culture nasce innanzitutto come luogo di «ricerca interdisciplinare sulle culture del mondo» e intende agire su due fronti precisi.

Il primo fronte sarà quello dell'esposizione permanente delle collezioni etnografiche del Comune di Milano, che spaziano dalla rinascimentale Wunderkammer di Manfredo Settala alla collezione Bassani di arte africana. Questa esposizione la vedremo però in autunno, ordinata nel progetto museografico di Marina Pugliese.
Il secondo fronte invece è già attivo ed è quello delle grandi esposizioni temporanee. E qui entra in scena il Gruppo 24 Ore. Per gestire il Mudec è stata messa in campo un'inedita formula di collaborazione pubblico-privato. Partecipando a una gara pubblica, la società 24ORE Cultura è stata scelta nel 2014 (e per 12 anni consecutivi) come partner al quale affidare la realizzazione dei progetti espositivi e la gestione dei servizi (caffetteria, ristorante, design store, auditorium, spazi per la didattica e autorimessa), mentre al Comune resta il compito della tutela e valorizzazione delle collezioni permanenti.

L'avventura del Mudec è partita con due grandi mostre, entrambe allestite al primo piano dello spettacolare museo. La prima mostra è dedicata a «Africa. La terra degli spiriti» (a cura di E. Bassani, L. Homberger, G. Pezzoli e C. Zevi, aperta fino al 30 agosto) ed è una monumentale carrellata di 270 opere (dal Medioevo a oggi) esposte in un allestimento alquanto suggestivo che evidenzia – nella penombra e tra i suoni della savana – la qualità estrema di queste opere. La prima sala è davvero mozzafiato e intende proprio sottolineare come gli europei scoprirono la grandezza dell'arte africana al principio del Novecento, proponendo al visitatore un autentico esercito di statue racchiuse in cilindri di vetro che permette di comprendere – con la semplice visione – l'altissima qualità dei manufatti. Seguono sale che narrano della fortuna dell'arte africana nelle collezioni rinascimentali (qui ammiriamo un eccezionale olifante appartenuto a Eleonora di Toledo) e sale che ci immettono del mondo degli spiriti. La morte, gli antenati, la magia e i proverbi sono elementi imprescindibili della cultura africana e molte statue incarnano questa dimensione fascinosa e inquietante. Altrettanto importante è, nell'arte africana, il ruolo della regalità, alla quale è dedicata un'intera sezione della mostra con spettacolari manufatti presenti. Il congedo è affidato alla potenza espressiva delle maschere (purtroppo quasi tutte prive dei loro antichi corredi di piume, paglie e tessuti) che ci narrano di riti, iniziazioni, feste e danze tribali.

La seconda mostra inaugurale, dal titolo «Mondi a Milano. Culture ed esposizioni 1874-1940)» (curata da F. Irace, A. Mazzanti, M. Messina, A. Negri, C. Orsini, M. Pugliese e O. Selvafolta e aperta fino al 19 luglio) ripercorre invece le importanti esposizioni d'arti industriali che nel 1874, 1881, 1894 e 1906 si tennero a Milano su modello delle grandi Esposizioni universali straniere, e la loro successiva riformulazione come Biennali di Monza e Triennali di Milano. Le esposizioni ottocentesche furono occasioni davvero straordinarie per conoscere a casa propria mondi lontani come l'Africa, l'Oriente e l'America, allora difficilmente accessibili, e la mostra ricostruisce questi contatti “esotici” attraverso spettacolari progetti architettonici, rievocazioni di ambienti, presenze di manufatti, dipinti, stampe e fotografie che documentano in modo assai esaustivo l'alto gradimento e l'infinita curiosità che gli “altri mondi” suscitarono a Milano.

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