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Segnali veri e segnali di fumo

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la RIPRESA E i numeri di renzi

Segnali veri e segnali di fumo

I segnali di ripresa non mancano. Parlo dei segnali veri, non delle previsioni degli esperti, o delle intuizioni dei politici, tipo “vedo una luce in fondo al tunnel”. Di tali segnali veri, al momento, se ne possono indicare almeno tre.

Il più solido e inequivocabile è il crollo delle ore di cassa integrazione, che fra il bimestre gennaio-febbraio di quest'anno e il corrispondente periodo del 2014 sono diminuite del 41,2%. Ci sono poi i dati dell'occupazione e della disoccupazione, che mostrano i primi, timidi, segnali di una inversione di tendenza: 16mila occupati in più, 11mila disoccupati in meno fra gennaio 2015 e dicembre 2014. E infine i dati di febbraio sulla fiducia di consumatori e imprese, da cui risulta una netta avanzata degli ottimisti rispetto ai pessimisti (un dato che si riferisce alle aspettative, ma sappiamo quanto le aspettative siano cruciali per far ripartire l'economia).

In questi giorni alla lista dei segnali di ripresa si è voluto aggiungere l'impennata delle assunzioni a tempo indeterminato di gennaio-febbraio 2015 rispetto a quelle di gennaio-febbraio 2014 (+35,1%). Qui però sarebbe meglio un po' di prudenza, una virtù che a quanto pare difetta a molti dei nostri governanti.

Nei primi due mesi di quest'anno, dopo l'introduzione della decontribuzione (massima) di 8.060 euro, ma prima del decollo del contratto a tutele crescenti, il ritmo delle assunzioni a tempo indeterminato è stato di 152mila al mese. È tanto? È poco?

Per giudicare ci vuole un termine di paragone. E allora proviamo a fare dei confronti, cominciando dagli unici dati ufficiali pubblici: nei primi 3 mesi del 2014 il ritmo delle assunzioni a tempo indeterminato era stato di 147mila al mese, ossia più o meno lo stesso dei primi 2 mesi di quest'anno (152mila). Ma allora perché il governo dice che c'è stata una accelerazione formidabile?

Semplice, perché avendo accesso ai dati mensili di gennaio e febbraio (mentre noi comuni mortali abbiamo accesso solo ai dati trimestrali) può fare il confronto puntuale con gennaio-febbraio 2014, da cui risulta un ritmo mensile di 112mila. Di qui la tesi di un'impennata delle assunzioni: da 112mila a 152mila significa un incremento di oltre il 35%. Io non sono affatto sicuro che i dati di gennaio-febbraio 2014 fatti circolare dagli uffici governativi in questi giorni siano esatti e perfettamente confrontabili con quelli di oggi, e che non ci sia invece stata una qualche svista. Ma ammettiamo per un attimo che tutti i dati forniti siano esatti. Se così fosse, risulterebbe che a marzo 2014 il totale delle assunzioni a tempo indeterminato sarebbe stato pari a 217 mila, ossia molto maggiore di quello che ora viene considerato uno straordinario successo. Dunque abbiamo questi 3 dati: il ritmo mensile delle assunzioni sarebbe stato di appena 112mila unità a gennaio-febbraio 2014, sarebbe balzato a 217 mila a marzo dello stesso anno, mentre a gennaio-febbraio 2015, con le nuove norme, si sarebbe posizionato a un livello intermedio, pari a 152 mila, che peraltro è quasi identico a quello medio di due anni “orribili” come il 2011 e il 2012.

Il giudizio sul ritmo delle assunzioni attuale, come si vede da questi calcoli elementari, molto dipende dal termine di paragone adottato. Per leggerlo come un grande successo si dovrebbe immaginare che le 112mila assunzioni (al mese) di gennaio-febbraio 2014 fossero così poche non per un errore nei dati, non perché eravamo in un momento bassissimo della congiuntura economica, ma perché gennaio e/o febbraio sono in generale, per ragioni di stagionalità, due mesi in cui si assume poco: un'ipotesi ben poco confortata dai dati disponibili, che mostrano una relativa costanza delle assunzioni nei vari trimestri dell'anno, e semmai un leggero aumento delle assunzioni nel primo trimestre, presumibilmente dovuto al fatto che molti rapporti di lavoro nuovi vengono fatti decorrere dall'inizio dell'anno.

Facciamo ora un passo ulteriore, e ipotizziamo non solo che non vi siano errori nei dati resi pubblici ma anche che, effettivamente, a gennaio-febbraio si assuma poco, diciamo 100-120 mila contratti a tempo indeterminato. In questo caso potremmo considerare un grande successo le 152 mila assunzioni al mese registrate all'inizio del 2015?
Sì, a quattro condizioni.

Primo. Che non vi sia stato un massiccio rallentamento delle assunzioni alla fine dell'anno scorso, in attesa degli sconti sui contributi. Questa condizione è difficile da controllare, ma alcuni indizi (calo di occupazione a ottobre e novembre, calo delle assunzioni nel 4° trimestre 2014) suggeriscono che un qualche rallentamento vi sia stato. Secondo. Che a fronte dell'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato non vi sia un calo degli altri tipi di assunzioni. Questa condizione pare effettivamente rispettata. Dai dati fatti circolare nei giorni scorsi risulta non solo un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato (+79 mila unità) ma anche degli altri tipi di contratti (+76 mila). Molto bene. Terzo. Che a fronte di un aumento delle assunzioni, non vi sia un aumento delle cancellazioni, ossia dei rapporti di lavoro cessati. Questo non lo sappiamo: è troppo chiedere al Ministro del lavoro di fornirci anche il dato delle cancellazioni di gennaio-febbraio 2015 e 2014? Quarto. Che il saldo fra assunzioni e cancellazioni, calcolato tenendo conto della durata dei contratti e dell'orario di lavoro, sia positivo. Anche questo non lo sappiamo, e quindi ci attendiamo che il ministero del Lavoro, che i dati li ha, li renda pubblici.

È una questione di trasparenza, o forse sarebbe meglio dire di conoscenza. Sapere se stiamo uscendo dalla crisi, e a che ritmo lo stiamo facendo, interessa tutti. Ma quello di cui abbiamo bisogno, come cittadini, è sapere la verità, possibilmente tutta la verità, non solo qualche pezzo di essa più o meno funzionale alla lotta politica e alla propaganda. Va benissimo sottolineare che le ore di cassa integrazione sono crollate, ma non possiamo nascondere, ad esempio, che gli ultimi dati sul fatturato manifatturiero sono negativi. È giusto rallegrarsi dell'aumento delle assunzioni a tempo indeterminato, ma vorremmo sapere anche come vanno le cancellazioni. Soprattutto, ci piacerebbe capire se le nuove regole del mercato del lavoro stanno solo aumentando le tutele di chi un lavoro già ce l'ha (il che comunque non è poco), o stanno anche permettendo a chi non ha un lavoro di trovarne uno.

Quello di cui si sente l'esigenza, insomma, sono segnali veri, non segnali di fumo. Ai politici può sembrare che un lancio di agenzia con numeri confortanti e ben selezionati sia un buono spot. E certamente lo è, nel breve periodo. Ma, alla lunga, i numeri che contano, quelli che decidono se una classe dirigente merita il consenso di un Paese, sono solo quelli della realtà.

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