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Lo strabismo di Bruxelles

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Scenari

Lo strabismo di Bruxelles

La Commissione europea soffre di strabismo regolamentare? Speriamo di no, altrimenti ci sarebbe molto da preoccuparsi per l’ennesima penalizzazione che potrebbe essere inferta alle banche dei Paesi cosiddetti periferici – tra cui il nostro – mentre si continuano ad ignorare, anzi addirittura a premiare, le banche a maggiore rischiosità sistemica, tra cui primeggiano le tedesche e francesi. Allo stesso tempo, speriamo che il nostro Governo non continui l’esercizio di mutismo che lo sta caratterizzando, proprio in tema di disegno europeo delle regole bancarie. Se i binari bancari europei vengono tracciati da uno strabico, con un muto a sorvegliare, le banche italiane avrebbero tutte le ragioni per provare almeno a cambiare la propria sede legale. Gli organi di stampa riportano la notizia che la Commissione Ue starebbe valutando la possibilità di considerare i crediti di imposta che le banche vantano nei confronti dei rispettivi Stati come delle attività a rischio, aventi lo stigma degli aiuti di Stato.
Se tale notizia fosse confermata, avremmo l’ennesima conferma che il disegno delle regole bancarie - in Europa ma non solo - non segue affatto i principi dell’analisi economica, ma quelli più concreti ed opaci della cattura politica dei regolamentatori da parte delle classi politiche più influenti.

Contestualizziamo infatti la notizia in quello che è successo finora nell’Unione europea, dal momento in cui la grande crisi ha reso evidente il fallimento dell’approccio regolamentare su cui sono tuttora basati i controlli bancari nei Paesi avanzati. L’approccio è quello della cosiddetta vigilanza prudenziale, che si basa su un assioma: tutti i rischi in banca e finanza sono calcolabili. Sulla base di tale assioma, ogni banca può essere impegnata in qualunque attività finanziaria, in quanto il relativo rischio può essere affrontato con una calibrata dose di dotazione di capitale di rischio. L’approccio prudenziale ha decretato il trionfo dell’intreccio tra banca universale e mercati finanziari globali, un modello su cui si sono plasmate le regole dell’Unione europea - e non solo - prima della grande crisi.
Ma la crisi ha mostrato tutti i difetti dell’approccio prudenziale: l’effetto ultimo è quello di aver creato una finanza in cui le banche sono sempre più grandi, complesse ed interconnesse. Dimensione, complessità ed interconnessione sono state la miscela esplosiva che hanno reso singoli detonatori - crisi in specifici mercati, come quelli dei mutui privati ad alto rischio, piuttosto che quelli dei debiti sovrani eccessivi - in grado di deflagrare prima negli Stati Uniti, poi in Europa.

Dunque occorreva riformare le regole del gioco bancario, attraverso un opportuno mix, fatto di rafforzamento dell’approccio prudenziale e di parziale reintroduzione dell’approccio strutturale. L’approccio strutturale si basa su un assioma opposto a quello prudenziale: non tutti i rischi sono misurabili, quindi calcolabili, quindi prevedibili. Di conseguenze non tutte le attività finanziarie sono accessibili a tutte le banche. In altri termini, occorre ridurre le dimensioni, la complessità e le interconnessioni tra gli intermediari ed i mercati.
Il guaio è che l’approccio strutturale è assai antipatico alle banche, soprattutto se grandi, complesse ed interconnesse. Per cui l’opportuno mix tra approccio prudenziale e strutturale è rimasto nei fatti lettera morta, negli Stati Uniti come nella Ue.
La Ue si è certo dotata di opportuna foglia di fico, promuovendo il cosiddetto Rapporto Liikanen, che almeno ha definito ragionevoli principi per abbassare il grado di rischiosità sistemica delle attuali banche universali europee. Ma nei fatti non è accaduto nulla; l’Unione europea finora ha fallito nella priorità di riforma che la crisi ha indicato. La trave è sotto gli occhi di tutti, ma nessuno la vede. Anzi: la revisione dell’approccio prudenziale finora definita tende a penalizzare il modello di banca a minor rischio sistemico - quello commerciale - a tutto vantaggio del modello - quello universale - a maggior tossicità.

Ma la Commissione non è completamente cieca; è solo - si fa per dire - strabica. Non si accorge della trave della mancata riforma, ma appuntisce gli occhi per cercare travicelli, come la questione dei crediti d’imposta bancari, che - guarda caso - penalizzerebbe i Paesi periferici. Lo strabismo è pure senza costi, tanto i governi dei Paesi periferici su questi temi tendono a girarsi dall’altro lato. Mutismo macchiavellico o dilettantismo allo sbaraglio?

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