Commenti

L’istinto di sopravvivenza è la molla dell’innovazione

  • Abbonati
  • Accedi
lettere da cambridge, massachusetts

L’istinto di sopravvivenza è la molla dell’innovazione

Tra i fattori che stimolano l'innovazione ve n'è uno (solo all'apparenza) paradossale: la paura. Ne abbiamo conferma in questi giorni, quando tutto il mondo si preoccupa e tutti gli esperti si ingegnano per accrescere la sicurezza insidiata dal terrorismo e anche dalla follia di una sola persona. E ne ho avuta anche personale conferma, in una conversazione con gli studenti del Massachusetts Institute of Technology, uno dei templi mondiali dell'innovazione.

Com'è noto l'innovazione - in un'impresa, un territorio, un paese - è generalmente correlata agli investimenti in ricerca e sviluppo, alla qualità del capitale umano, del sistema scolastico e universitario, al grado di creatività, alla capacità di condividere la conoscenza in modo da creare esternalità positive. Ma anche la paura sembra essere un importante e involontario stimolo alla capacità d'innovare. La paura di fallire sprona le imprese, quella di scomparire o diventare insignificanti economicamente o politicamente stimola i territori e a volte interi paesi. Il “fattore sopravvivenza” è comune a molte storie di innovazione.

È il caso di Apple, che fin dalle sue origini ha dovuto lottare contro concorrenti più grandi ed è sopravvissuta a gravi crisi grazie alla continua capacità di lanciare prodotti innovativi. Tra le città, emblematici sono i casi di Torino e di Pittsburgh, che sono sopravvissute alla crisi di settori (automobile e acciaio) dai quali erano fortemente dipendenti. Come? Diversificando e innovando la propria economia.

Singapore, Corea del Sud e Israele sono tra i paesi più ammirati per innovazione e vitalità economica. E sono tutti caratterizzati dal “fattore sopravvivenza”. Singapore, fondata 50 anni fa da Lee Kuan Yew, recentemente deceduto, fin dalla nascita vive nell'angoscia di essere schiacciata politicamente ed economicamente da vicini più grandi e popolosi. Anche grazie a questo la città-stato è diventata un case study di crescita e stabilità studiato sia in Occidente che in Asia, nonostante molti la ritengano una democrazia illiberale. La Corea del Sud, dopo il trauma della divisione nel 1945 e della guerra fratricida nel 1950-53, convive da allora con il clima di permanente tensione con il Nord. Eppure l'economia coreana è cresciuta in media dell'8% l'anno tra il 1962 e il 1989, vanta uno dei migliori sistemi scolastici al mondo e ha il suo punto di forza nella knowledge economy, l'economia basata su conoscenza, innovazione, know-how. Infine Israele: dalla nascita teme per la sua sopravvivenza, ma è considerato uno dei luoghi di maggiore innovazione e dinamicità imprenditoriale al mondo, dopo Silicon Valley.

Altro modello d'innovazione studiato in tutto il mondo è la Finlandia che, a causa della posizione geografica, convive da sempre con il costante pericolo d'invasioni russe, dai tempi dello zar Alessandro I fino ai giorni nostri. Dopo la seconda guerra mondiale ha subito molte concessioni territoriali ed economiche, e si è accollato un debito di guerra di 300 milioni di dollari, a quel tempo enorme, nei confronti dell'Unione Sovietica. Eppure la storica sfida per sopravvivere come paese indipendente ed estinguere il debito di guerra - interamente rimborsato entro il 1952, l'anno delle Olimpiadi di Helsinki - è stato un fattore molto importante per la cultura dell'innovazione, alla base del successo finlandese.

Spesso l'innovazione rappresenta la capacità di reagire a difficoltà altrimenti insuperabili con strumenti tradizionali. Davanti a un rischio o a una sfida importante, individui, aziende e paesi cercano soluzioni alternative e originali per sopravvivere. Se la pressione è costante e il “rischio di sopravvivenza” prolungato, l'attitudine a innovare diventa parte del Dna del paese, o almeno della sua parte migliore.

Migliaia di piccole e medie imprese italiane da anni lottano per la sopravvivenza e hanno successo sui mercati internazionali, nonostante le loro dimensioni limitate. Ciò grazie alla continua innovazione: di prodotti, servizi, reti di distribuzione e vendita, marketing, management. Da loro il resto del paese avrebbe molto da imparare.

A

© Riproduzione riservata