Commenti

I tesori nascosti di Milano che nessuno vuole vedere

  • Abbonati
  • Accedi
Memorandum

I tesori nascosti di Milano che nessuno vuole vedere

«Per diciassette anni ho usato Milano come un ufficio, l'ho vissuta sempre come un luogo di lavoro, sempre a testa bassa, sempre di corsa, non ho mai guardato quello che c'era intorno». Ludovica Casellati è entrata martedì nella mia stanza al Sole, in via Monte Rosa, in una giornata piena di luce, “armata” di tablet e di uno straordinario sorriso. Vuole raccontarmi che si è innamorata di Milano quando ha deciso di lasciarla con un libro verde stampato in mano e una copertina sulla quale campeggia un titolo Milano in bici, cento e passa pagine di una specialissima guida digitale che ha scritto, riga dopo riga, pedalando con «il busto eretto e mento in alto» tra un capo e l'altro della nuova «Milano di cristallo» ma anche «liberty» alla ricerca dei suoi angoli segreti e misteriosi, su e giù per il Naviglio della Martesana e tra i due Navigli e il Parco agricolo Sud.

«Ho scoperto i fenicotteri rosa nel centro di Milano, a due passi da Corso Buenos Aires, nei giardini di villa Invernizzi in via dei Cappuccini» mi butta lì con un sorriso ancora più largo. Quasi ride: «Uno ci può credere o no, ma solo così, imponendomi di girare in bicicletta, ho “scoperto” i 31 piani di Torre Breda e i 18 di Torre Locatelli, il “Bosco Verticale”, la “Torre Varesine B” affettuosamente soprannominata Diamantone, le colonne di piazza Oberdan e l'Antica Farmacia del Lazzaretto, i gioielli della Milano liberty come Palazzo Berri Meregalli dove si tengono insieme i mosaici di D'Andrea e i ferri battuti di Mazzucotelli, un mescolarsi unico di pietra naturale e artificiale e...». «Si fermi, la prego, non che non sia bello il racconto, anzi, ma ho la netta sensazione che con lo slancio che ha preso arriviamo fino a sera» mi trovo a ribattere per arginare l'impeto dell'esposizione e, quasi senza accorgermene, mi scorre davanti agli occhi il film terribile delle inchieste giudiziarie, i decreti di commissariamento, le liti, i troppi ritardi e le troppe disfunzioni che si rincorrono a pochi giorni dal debutto tormentato dell'Expo che questa Milano “bella e nascosta” e la laboriosità dei milanesi davvero non meritano. So che questa comunità aspetta solo di essere stupita.

Dura poco la tregua della signora padovana che è venuta per quasi vent'anni due giorni a settimana a Milano per lavoro, sempre con una punta di fastidio, senza guardare in faccia niente e nessuno, con il solo desiderio di fare bene quello che doveva fare e andare via, tornare a Padova. Quasi mai sfiorata dall'idea che, prendendosi qualche ora di libertà, avrebbe potuto scoprire i tesori nascosti, il fascino misterioso e i segreti di una “capitale” dell'economia dove i valori dell'arte e della storia convivono con quelli della buona ricerca e della cultura d'impresa, i “luoghi” storici della Milano in galleria, le ville signorili dell'aristocrazia meneghina sul Naviglio, il gusto della campagna nella sua sponda meridionale tra acqua “stagnante”, sistema di chiuse, terre più o meno incolte, trattorie, tanti piccoli grandi segreti.

«I milanesi abusano ogni giorno di questa città durante la settimana e poi nel week end scappano, l'ho fatto anch'io, ma adesso voglio convincere la mia famiglia a lasciare Padova per venire a vivere a Milano, non è una scelta di lavoro ma di vita», parola di Casellati Ludovica, anni 46, che vuole godersi la città in bicicletta, rivendica la libertà di fermarsi e di «gustare il percorso» alla giusta velocità. Mi saluta e mi lascia il tomo stampato della guida digitale con la copertina verde. Fuori c'è ancora molto sole, ma tira una aria fresca, sono i giorni migliori di Milano. Mi viene voglia di prendere la bicicletta, ma purtroppo so che avrò sempre un “buon” motivo per non farlo.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com

© Riproduzione riservata