Il cibo in mostra a Expo 2015 vale 34,7 miliardi di euro per l’Italia. Ma non in termini di business per le nostre aziende: le esportazioni agroalimentari italiane verso i paesi partecipanti (con un loro padiglione nazionale nel sito espositivo) toccano i 27,7 miliardi di euro. Dieci miliardi in meno, in pratica, di quello che invece l’Italia importa da loro ogni anno.
Il mercato del food in vetrina da venerdì prossimo a Expo 2015 registra, infatti, una bilancia commerciale negativa per il nostro paese: analizzando i flussi dell’import/export con le nazioni partecipanti (dati Istat 2014) emerge in modo chiaro la nostra dipendenza dalle importazioni agroalimentari. In particolare, dai 52 paesi presenti sulla mappa di Expo e raffigurati nella terza «Infodata del Lunedì» importiamo l’83% dei cibi che compriamo all’estero. Per esempio, camminando lungo il decumano (la passeggiata pedonale che scorre lungo tutta la mappa di Expo), verso l’ingresso est si incontrerà la Germania, da cui l’anno scorso abbiamo importato quasi 6 miliardi di cibo e bevande, soprattutto derivati del latte (panna, burro e yogurt) e carni non volatili. Più in là verso l’ingresso ovest, invece, ci sarà il padiglione del Bahrein, da cui non compriamo alcun alimento, ma verso cui esportiamo circa 13 milioni di euro di prodotti agroalimentari. Oppure il Kuwait, da cui abbiamo acquistato solo 22.099 euro di cacao in polvere nel 2014. Guardando la mappa di Expo sotto l’altro profilo, quello delle nostre esportazioni, il risultato è analogo: i paesi partecipanti sono responsabili di circa l’80% del nostro business agroalimentare all’estero. Metà del quale, però, è nelle mani di soli cinque paesi: Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera.