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Antonio Tajani: «Il Parlamento Ue ha già detto sì»

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INTERVISTA

Antonio Tajani: «Il Parlamento Ue ha già detto sì»

«Un ritiro della proposta da parte della Commissione o il ritorno a un’etichettatura su base volontaria, andrebbero contro gli interessi dei consumatori, delle imprese europee e alla posizione espressa dal Parlamento europeo con il suo voto chiaramente a favore del “Made In”».

Antonio Tajani, oggi europarlamentare di Fi tra Bruxelles e Strasburgo, è stato commissario Ue all’Industria durante la presidenza Barroso e assieme al “collega” Tonio Borg, ha promosso il regolamento sulla tutela dei consumatori che contiene anche l’obbligo di etichettaura dei prodotti in commercio nella Ue.

Onorevole Tajani, ieri lei ha presentato un’interrogazione parlamentare alla Commissione sul “Made in”. Per chiedere cosa?

Innanzitutto, per chiedere alla Commissione di rendere pubblico lo studio sul “Made In” prima di prendere qualsiasi decisione. Che non può e non deve essere presa senza informare il Parlamento e il Consiglio. Quindi non può e non deve essere presa il 6 maggio. Poi, se la Commissione intende ritirare e/o modificare la proposta sul “Made In”, nonostante la chiara posizione favorevole del Parlamento europeo. Il quale, ricordo, il 15 Aprile 2014, ha votato per il “Made in” a larghissima maggioranza: 485 favorevoli e 130 contrari.

Però è il Consiglio Ue, cioè sono alcuni Stati, a fare muro...

Appunto. C’è una trattativa in corso in sede di Consiglio Ue. Ogni interferenza, il 6 maggio, sarebbe inaccettabile e lesiva del ruolo degli altri organi. È in Consiglio che va trovata un’intesa ed è il governo italiano, a questo punto, che deve farsi sentire.

Infatti, il governo italiano sta lavorando a una soluzione di compromesso per salvaguardare l’etichettatura obbligatoria almeno su 5 settori, per noi importanti. Cosa ne pensa?

La proposta, a tutt’oggi, prevede l’applicazione dell’articolo 7 a tutti i comparti industriali. Qualsiasi soluzione “al ribasso”, o di compromesso deve prevedere l’obbligo almeno per i settori strategici per le nostre imprese.

Sempre convinto che si dovesse andare a muso duro sul “Made in” durante la presidenza italiana?

Resto convinto che si potesse fare di più. Ma è importante che il governo italiano sia determinato oggi a far sentire la sua voce in Europa, a non cedere e a battersi per un “Made in” obbligatorio e più ampio possibile. Non c’è solo l’Italicum. Ma anche l’interesse delle Pmi europee a veder riconosciuta la qualità della propria produzione e a pretendere la tracciabilità dei beni importati nella Ue.
(L.Ca.)

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