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Una tegola sui conti

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Fisco

Una tegola sui conti

Effetti accertati sui conti pubblici per circa 5 miliardi nel 2012-2013, effetti sull'equilibrio a regime dei conti della previdenza che in virtù della riforma Fornero dovrebbe garantire ben 80 miliardi di risparmi da qui al 2020. Somma cui vanno comunque sottratti i 12 miliardi spesi per salvaguardare 170mila esodati, effetto perverso di una riforma varata sotto il segno dell'emergenza.

Con lo stop imposto dalla Consulta a una delle norme chiave del decreto “salva-Italia” varato dal governo Monti il 4 dicembre del 2011 si apre un problema non da poco per la finanza pubblica.
Si stanno studiando i meccanismi di restituzione delle somme sottratte dal blocco della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo, ma di certo l'impatto è notevole, tale da far sfumare sul nascere qualsiasi ipotesi di distribuzione di “tesoretti”, quali paiono emergere dalla differenza tra il deficit programmato per quest'anno e il deficit tendenziale: in sostanza quel margine di 1,6 miliardi che viene indicato nel Documento di economia e finanza. Un tempo le si definiva «sentenze additive», per qualificare le decisioni della Corte costituzionale con impatto sui conti pubblici. Poi (e ne è un esempio il recente pronunciamento della Consulta sulla cosiddetta Robin Tax) si è cercato di evitare l'impatto retroattivo di norme dichiarate incostituzionali. Questa volta il buco c'è e va colmato. È stimato al momento (solo per il pregresso) in 1,8 miliardi per il 2012 e in circa 3 miliardi per il 2013. Una tegola non da poco, come ammette il vice ministro all'Economia, Enrico Morando («l'adeguamento va corrisposto»). Non solo. Poiché l'impatto della sentenza potrebbe riguardare anche gli anni successivi («il nodo è che quel blocco deve essere interamente superato»), la questione si complica ulteriormente. A svanire non è solo l'ipotetico “tesoretto”, peraltro basato e “prenotato” sulla base di una stima di incremento del Pil (0,7% e forse più) che può essere verificata solo a fine anno. Vanno ricalibrati target e tendenziali di spesa appena inviati a Bruxelles, e con essi le stime sul deficit nominale. Di certo si tratta di una nuova spesa che va coperta. E le strade non sono poi molte. Si fa fronte con un contestuale aumento delle entrate oppure con un pari taglio della spesa corrente. Quel che va ora chiarito è in quali tempi la “restituzione” dovrà avvenire e con quali modalità. Si potranno individuare forme di rateizzazione, spalmando il costo della sentenza su più esercizi, ma la sostanza non cambia. Quelle somme vanno restituite.

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