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Instabilità politica, triste record

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governabilità E URGENZA DELLE RIFORME

Instabilità politica, triste record

Dati alla mano, è difficile dare torto al governo riguardo allo sforzo che sta compiendo per riformare il sistema istituzionale attraverso la revisione della legge elettorale e la riforma del Senato. Entrambe trasferiscono potere all’esecutivo rendendolo verosimilmente meno soggetto a crisi e dandogli quindi stabilità. Perché questo è necessario? Perché l’Italia ha un sistema politico instabile. Questo è noto. Meno noto quanto è instabile. Ma è proprio il quanto a fare la differenza. Guardate la figura allegata. Riporta il numero di crisi di governo a partire dal 1970, pubblicati nel Cross National Time Series Data Archive (abbiamo scelto 40 paesi significativi).

Dei tanti primati (parecchi negativi) l’Italia ne detiene uno chiarissimo: è il paese con il maggior numero di crisi di governo (cambi di maggioranza, del primo ministro o di ministri chiave). Dal 1970 ne conta in media 1.2 all’anno. Non c’è altro paese al mondo, tutti inclusi, che nell’arco di tempo considerato abbia avuto un’instabilità di governo così pronunciata. Il secondo paese nella lista – il Libano – ne ha avute la metà dell’Italia e così pure il terzo (la Turchia). Durante la prima repubblica i governi a maggioranza democristiana cambiavano spesso ma, si dice, c’era continuità politica e quindi l’indicatore sarebbe per questo artatamente inflazionato.

L’indice è però solo di poco inferiore se lo si calcola dal 1990: 1.1 crisi in media all’anno anziché 1.2. Durante la seconda repubblica l’Italia non ha perso affatto il primato, è rimasta prima per instabilità dei governi. Il Libano ha reso il secondo posto al Pakistan con 0.8 crisi all’anno. L’Italia né ha avute il 25% in più. E senza più la Democrazia Cristiana a garantire continuità politica. Se si crede nei dati, riguadagnare stabilità politica è il problema numero uno dell’Italia. La nuova legge elettorale a vocazione maggioritaria e il superamento del bicameralismo perfetto forse non sono la soluzione ultimativa – è possibile che l’instabilità politica sia il riflesso di caratteristiche più profonde del paese. Ma almeno queste riforme: a) si pongono l’obiettivo di risolvere il problema; b) vanno nella direzione che la soluzione richiede.

Agli elettori non interessa la legge elettorale perché pressati da maggiori e molto più pratiche urgenze? Forse è vero, ma non è un argomento che una seria classe dirigente può avanzare. La gravità dei problemi di oggi è figlia della passata instabilità. La soluzione stabile di quei problemi richiede continuità di governo. Questo è vero sia che l’elettore se ne interessi sia che se ne disinteressi. Ma che se ne disinteressi l’elettore è comprensibile; che la gravità del problema venga sminuita dai dirigenti politici facendosi scudo dietro le impellenze dei cittadini non è giustificabile.

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