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«La Rai fa concorrenza sleale»

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Scenari

«La Rai fa concorrenza sleale»

Rcs, La7, il Torino Calcio. Ma anche la Rai per la quale lancia una proposta: «Se non si vuole fare come in Uk, con la Bbc senza pubblicità, potremmo fare come in Francia o in Germania, dove la pubblicità sulle reti pubbliche è consentita fino alle 20».

Urbano Cairo è uomo partito dalla pubblicità (Cairo Pubblicità è del 1996) e proprio sul tema advertising va giù duro, intervistato da Giovanni Minoli in un “Faccia a faccia” andato in scena ieri nella seconda giornata del Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, in provincia di Cuneo.

«La Rai che gode già di un canone di 1.600 milioni dovrebbe cercare di vendere meglio i propri spazi. Negli ultimi tre anni ha ridotto il costo della pubblicità del 40% e questo è un fatto negativo perché fa male al mercato». Insomma, senza troppi giri di parole, dinanzi alla richiesta di conferma dell’intervistatore, Cairo non retrocede, parlando di una Rai che sta «svendendo la pubblicità». Da qui l’allarme “di sistema”: «Nel momento in cui la Rai riduce il prezzo penalizza La 7, ma anche la carta stampata».

Dogliani, nel cuore delle langhe piemontesi, riserva a Urbano Cairo un’accoglienza decisamente favorevole. Nubifragio e grandinata improvvisa che hanno colpito la zona lasciato il posto a un bel sole nell’imminenza del suo arrivo a Dogliani. Insomma un Urbano Cairo che può far sfoggio di una certa dote di fortuna? «La fortuna è importante, vale un buon 20%, che serve» replica divertito al Sole 24 Ore. Sul palco nel “Faccia a Faccia” con Minoli si parte poi dal “Grande Torino” e dal Torino attuale di cui è presidente, per arrivare a tutti i grandi temi. Del resto, se è vero come ha ricordato Minoli che in un’intervista Urbano Cairo ha dichiarato di riconoscere molto (se non tutto) delle qualità di una persona già al primo incontro guardandola negli occhi, è legittimo che la curiosità finisca ai piani alti di Rcs e su quello che ha visto nel riconfermato ad Pietro Scott Jovane. «Per ora vedo grandi perdite», risponde sorridendo, ma facendosi poi serio nel ricordare la situazione dei conti di Rcs di cui ha «il 4,6% e per il momento sto fermo lì. Qualora facessi acquisti li comunicherò ma non è detto che li faccia». Precisazione d’obbligo visto che Mediobanca ha ribadito l’intenzione di mettere la sua quota sul mercato. «Se Mediobanca venderà, i titoli andrnno al mercato. Io sto bene così». Niente scossoni però dall’uscita di azionisti storici come Mediobanca: «Credo che la compagine azionaria di Rcs abbia un suo punto di equilibrio».

Al di là di questo, Cairo anche ieri non ha mancato di far sentire il suo pungolo critico nei confronti della situazione finanziaria dell’azienda. «Rcs - ha detto - ha un debito finanziario di 482 milioni e covenant con le banche che dicono che non può superare i 440 milioni. Per recuperare i 42 milioni deve ritrovare una marginalità positiva». Il presidente di Cairo Communication ha poi aggiunto: «Dall’1 gennaio 2012 al 30 settembre 2014 Rcs ha registrato perdite per 300 milioni di euro e ricavi per 400 milioni». Conclusione: «Occorre tagliare i costi del 20 per cento. In Europa le aziende editoriali che vanno bene hanno un rapporto costi ricavi tra l’80 e l’85% mentre Rcs ha il 98%; c’è spazio». Quanto al nuovo direttore del Corriere della Sera, Lucianio Fontana, Urbano Cairo sembra sospendere il giudizio: «Non lo conosco personalmente, è stato condirettore per sei anni. Il consiglio lo ha scelto, mi auguro che sia bravo». Stesso giudizio sospeso anche su Renzi: «È giovane, ha energia, voglia di cambiare le cose e questo è positivo. Poi però come per un’azienda contano i risultati. Per il Jobs Act e l’Italicum bisogna vedere quando produrranno occupazione e crescita del Pil».

Certo è che se c’è un tema sul quale Cairo non sembra mai nascondersi è quello dei costi. Anche per La 7. «Era un disastro. Aveva 225 milioni di costi e 120 milioni di ricavi. Abbiamo risanato senza licenziare, anzi mantenendo tutte le grandi firme». Che sembrano confermate anche per la prossima stagione. «Santoro ha già detto che è la sua ultima stagione da conduttore. Vedremo. Mentana sì, Gruber sì, Floris sta facendo benissimo». Questo è il futuro. Il passato per Cairo è stato anche un percorso «3 anni da assistente in cui ho imparato moltissimo» con Silvio Berlusconi. «Mi ha insegnato la voglia di rimanere sul pezzo, e di non mollare mai. E poi mi ha insegnato a non aver paura di avere un pensiero diverso da quello comune». Detto questo, una precisazione: «Non ero io il candidato di Berlusconi per prendere all’epoca La 7, come si diceva. Era Clessidra, Claudio Sposito».