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Agevolazioni poco attraenti al Sud

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fisco e sviluppo

Agevolazioni poco attraenti al Sud

La legge di Stabilità 2015 prevede (articolo 1, comma 20) per le imprese, dal 1° gennaio 2015, la deduzione totale dalla base imponibile Irap del costo dei dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. L’impresa può considerare in deduzione, oltre alle voci forfettarie e analitiche relative al costo del lavoro, anche un ulteriore importo «fino a concorrenza dell’onere sostenuto».

Rispetto alle imprese con retribuzioni medie prese come riferimento nel nostro lavoro, le imprese del Nord e del Centro presentano ancora un margine positivo tra le retribuzioni lorde medie (rispettivamente 31.730 e 28.544 euro) e l’importo delle deduzioni forfettarie e analitiche concesse negli anni precedenti, per cui potranno trarre un beneficio fiscale nel caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato; mentre per l’impresa-tipo del Mezzogiorno (con retribuzione lorda annuale pari a 25.564 euro) le deduzioni forfettarie e analitiche applicate negli anni precedenti hanno eguagliato l’importo della retribuzione lorda, per cui non potrà godere degli ulteriori benefici fiscali Irap. In questo modo, le imprese del Centro-Nord saranno maggiormente incentivate ad aumentare la domanda di lavoro, mentre quelle del Mezzogiorno avranno minore convenienza ad assumere. Va inoltre aggiunto che l’incremento automatico dell’aliquota Irap, previsto per le Regioni soprattutto meridionali sottoposte a Piani di rientro dai deficit sanitari, riduce ulteriormente la crescita della domanda di lavoro.

Quanto alla riduzione del cuneo fiscale (articolo 1, commi 118-122) per le assunzioni a tempo indeterminato, l’azienda viene esonerata dal versamento dei contributi previdenziali (esclusi Inail) fino a 8.060 euro annui; nelle imprese del Centro-Nord i nuovi incentivi sono superiori a quelli ottenuti in base alle leggi precedenti, mentre nelle imprese del Mezzogiorno la decontribuzione totale degli oneri sociali (100% contributi Inps e Inail) assicurata in base alle leggi 407/1990 e 92/2012 arrivava a circa 11.360 euro. Inoltre, l’obbligo di finanziare la decontribuzione degli oneri sociali con i fondi europei assegnati e non impegnati dalle Regioni del Sud al 30 settembre 2014 (articolo 1, comma 122) peserà per 3,5 miliardi sul Mezzogiorno (3 miliardi negli anni 2015-2017, 500 milioni nel 2018). In questo modo, la decontribuzione dei contributi sociali delle imprese del Centro-Nord sarà finanziata per tre anni con risorse del Sud.

Quali possibili correttivi si potrebbero introdurre? Per compensare le diverse convenienze a incrementare la domanda di lavoro, così diverse tra Centro-Nord e Mezzogiorno, occorrerebbero ulteriori e immediati aggiustamenti della disciplina Irap, in particolare, e della politica fiscale sull’impresa, in generale. In particolare, poiché la riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale non bastano ad aumentare investimenti privati e domanda di lavoro, occorrerebbe ridurre l’onere tributario sul capitale sul modello della politica tributaria tedesca; non a caso dal 2000 al 2012 l’aliquota implicita sul capitale in Germania è diminuita del 4,7%, mentre in Italia è aumentata del 9,4 per cento.

In conclusione, è molto probabile che la manovra sull’Irap e il Jobs Act non basteranno da soli a rilanciare la domanda di lavoro, specie nelle Regioni più deboli del Paese. Queste misure dovrebbero essere accompagnate da una manovra fiscale più ampia tendente a incentivare gli investimenti privati e da una politica economica tesa a incrementare gli investimenti pubblici. Per gli investimenti privati occorrerebbe operare sulla riduzione dell’onere fiscale sul capitale e sugli investimenti, soprattutto su quelli realizzati nelle aree meno ricche del Paese. In questo senso è da accogliere con favore la scelta di introdurre una nuova tassazione del reddito d’impresa (Iri) che incentivi il reinvestimento degli utili in azienda; si potrebbe anche immaginare un potenziamento dell’Ace, che riequilibri il beneficio concesso alle varie imprese e sostenga maggiormente i processi di patrimonializzazione nel settore manifatturiero.

Per gli investimenti pubblici, occorre ricordare che esistono diversi fattori fortemente limitativi dello sviluppo economico al Sud, come la minore dotazione delle infrastrutture o la minore efficienza e qualità dei servizi. Poiché gli squilibri regionali non sono eliminabili attraverso il gioco delle forze di mercato, occorre un intervento dello Stato per eliminare tali anomalie o ridurne gli effetti, perché non è facile capire quale strategia di intervento riequilibratore possa giustificare la riduzione continua degli investimenti pubblici nelle Regioni del Mezzogiorno.

Estratto dallo studio «Modifiche alla disciplina dell’Irap ed effetti sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale: un raffronto territoriale» che sarà pubblicato sul prossimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez