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Costruire una Silicon Valley all’italiana

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lettere da cambridge

Costruire una Silicon Valley all’italiana

Silicon Valley è una delle maggiori concentrazioni d’innovazione, nuove imprese e ricchezza. Il parallelo tra questo pezzo di California e la Firenze del Rinascimento è forse eccessivo ma non infondato. Il modello è vincente, molti hanno cercato di replicarlo, spesso senza fortuna. Non basta “copiare”. Il mix è complesso.

Qualche esempio di “replica” di successo c’è. In Massachusetts, vicino al Mit si è sviluppata Route 128. A Manhattan c’è Silicon Halley, che sarà presto affiancata dall’Applied Science Center: un polo universitario tecnico-scientifico realizzato dalle università Cornell e Technion. Proprio vicino al politecnico Technion in Israele è sorta Silicon Wadi. In Gran Bretagna ci sono Cambridgeshire e Oxfordshire. In Italia c’è discreta vitalità attorno ai Politecnici di Milano e Torino.

Ma è realistico (e prioritario) per l’Italia cercare di imitare Silicon Valley per risolvere i problemi di crescita e occupazione del Paese? L’Italia è molto diversa dalla California. La ricetta di successo va studiata attentamente ma interpretata ed eseguita – come spesso fanno i grandi chef – utilizzando prodotti locali.

Cosa significa? Ci limitiamo a sottolineare due aspetti.

Le startup non sono necessariamente il più potente motore di crescita per l'economia. Il numero di nuove imprese è un buon indicatore di vitalità e dinamismo, positivo in un'economia ingessata come quella italiana. Tuttavia il legame tra startup da un lato e produttività e crescita dall'altro è meno forte di quanto si possa intuitivamente pensare. Le aziende “esistenti” sono in aggregato più produttive di quelle “nuove”, caratterizzate da un alto tasso di mortalità. E' peraltro dimostrato che la produttività delle imprese cresce mediamente all'aumentare della lunghezza della loro vita. Ciò significa che, sempre in media, le “nuove” imprese utilizzano le risorse in modo meno efficiente rispetto alle imprese “esistenti”. Debole è anche l'evidenza empirica che un paese con un elevato numero di startup cresca più rapidamente degli altri. Nemmeno nel lungo periodo. La variabile importante ai fini della crescita non è il numero delle startup bensì il numero dei cosiddetti winners, cioè di società come Google, Amazon, Apple.

L’innovazione nei settori tradizionali, anche se considerati maturi, può essere più efficace per la crescita in Italia. Con la globalizzazione le migliori idee e i migliori talenti in settori quali hi-tech, digitale, biomedicina, bioingengneria, tendono infatti a emigrare a Silicon Valley. Così come i migliori artisti nell’Europa nel ’400 si recavano alla corte dei Medici. Ci sono però settori nei quali l’Italia può ancora agire da catalizzatore. Pensiamo ad agroalimentare, moda e tessile, abbigliamento e calzatura, mobile e arredamento, meccanica avanzata, architettura e costruzioni, certe nicchie di chimica e farmaceutica. In queste aree l’Italia ha credibilità, migliaia di aziende e scuole professionali, infrastrutture e know-how.

Concentrarsi sull’innovazione - non solo tecnologica ma anche di logistica, distribuzione, design, organizzazione, governance - nelle imprese esistenti e nei settori tradizionali potrebbe essere la vera sfida italiana. Alcuni esempi di successo. Luxottica ha innovato materiali e design in un settore tradizionale quale l’occhialeria; con Eataly, Oscar Farinetti ha innovato la distribuzione nell’agroalimentare; Permasteelisa è leader nella costruzione di facciate e rivestimenti per grattacieli, stadi, aeroporti grazie a innovazione di prodotto e di progettazione; Alessi ha rivoluzionato il design degli utensili da cucina; DeLonghi la funzionalità dei piccoli elettrodomestici; Barilla investe massicciamente in ricerca e tecnologia per prodotti tradizionali quali pasta e biscotti.

Continuiamo ad ammirare e studiare il modello californiano, ma concentriamo realisticamente energie e risorse sull'innovazione all'interno delle migliori imprese esistenti e nell'ambito dei nostri settori tradizionali. Il risultato può essere una Silicon Valley all’italiana: ricetta californiana eseguita utilizzando prodotti locali.

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