Presentando quello che stava per accadere nella seconda e ultima giornata del convegno “Crescere tra le righe”, il padrone di casa, il presidente dell’Osservatorio Giovani-Editori, Andrea Ceccherini, richiama alla massima attenzione: «Guardateli bene, perché una cosa del genere non si è mai vista».
C’era l’equivalente di sette premi Pulitzer 2015 ieri sul palco di Borgo la Bagnaia (Siena). Dopo gli interventi del segretario Cei Nunzio Galantino, del consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, del presidente Acri Giuseppe Guzzetti e del direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano - intervistati rispettivamente dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, da Sarah Varetto (direttore di Sky Tg 24) e da Bruno Vespa - la scena è stata tutta per loro, per i quattro direttori dei più importanti quotidiani Usa: Dean Baquet (New York Times), Gerard Baker (Wall Street Journal), Martin Baron (Washington Post) e Davan Maharaj (Los Angeles Times).
Quattro testate che significano la storia del giornalismo Usa e non solo. Non si parlerà però del passato. Davanti c’è una platea di giovani e la curiosità è tutta per il cammino di un settore che potrà e dovrà continuare a puntare sulla qualità («il mercato per un giornalismo di qualità resiste», spiega Baker), ma che dall’altra parte ha bisogno di giornalisti che abbiano «un senso di missione» (Dean Baquet) come di realtà editoriali pronte ad abbracciare digitale e nuove tecnologie. «Non so ancora usarlo, ma stiamo sperimentando una app per Apple Watch. Vedremo come andrà», dice Baker.
Del resto chi lo avrebbe detto anni fa che le notizie sarebbero passate attraverso gli orologi? («Forse non sarà considerato più così maleducato guardarli», scherza Baron, direttore di quel Washington Post entrato nell’orbita di mister Amazon, Jeff Bezos, e che all’interno della redazione ha 47 ingegneri che sviluppano app, una proprio per Apple Watch).
L’innovazione bussa alla porta. La prima domanda il direttore della Stampa, Mario Calabresi, l’ha fatta su Facebook e su Instat Articles. «Come direttore di giornale - ha detto Baquet - voglio avere il maggior numero di lettori, quindi devo seguirli dove sono». Per gli altri tre giornali la possibilità è allo studio. «È necessario vedere anche l’effetto che ci sarà sul marchio», dice Baron. Pragmatico Maharaj: «Chi ha tra i 18 e i 29 anni legge le notizie su Facebook».
Su attenzione alla tecnologia («se in sette secondi una pagina non si carica il lettore passa ad altro e quindi ci servono i migliori tecnici», precisa Maharaj), conflitti nel mondo, gossip («noi non siamo bravi», ha detto Baquet) è proseguito il dibattito. «Perché dovrei abbonarmi a uno dei vostri giornali anziché a un altro?», chiede un ragazzo di Roma. Complimenti per l’inglese, ma nessuna risposta. Fair play innanzitutto. Soddisfatto il presidente dell’Osservatorio, Andrea Ceccherini, che rendendo omaggio all’impegno degli insegnanti («è povero che quel Paese che non riconosce il loro valore»), ha concluso con un appello: «Teniamo molto al vostro rapporto con il giornalismo di qualità. È per questo che con il “Quotidiano in classe” puntiamo ad allenarvi a consultarlo. Allenate la vostra coscienza critica, vera bussola che orienterà il vostro viaggio». Il premio dell’Osservatorio quest’anno è andato al presidente di Fca ed editore de La Stampa, John Elkann.