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Le squadre Usa protagoniste in 5 anni

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jay sugarman

Le squadre Usa protagoniste in 5 anni

La farsa continua: Blatter, il primo responsabile degli scandali della Fifa, è stato rieletto. Per l’America è una pagina nera nella storia del calcio. Per la Russia è un’affermazione della resistenza all’uso americano dell’extraterritorialità. Putin è riuscito a tradurre l’inchiesta americana sulla Fifa e gli arresti effettuati dalla polizia svizzera in una strumentalizzazione politica: Washington ha fatto l’inchiesta per attaccare Mosca. Qualcuno ci crede, anche se la realtà è diversa: l’America vuole che lo sport preferito dalle mamme per i figli, oggi il più diffuso fra i giovani, sia trasparente.

Lo vogliono anche gli sponsor americani che finanziano un giro d’affari miliardario. Per definizione, gli sport e le star sportive in genere devono essere esempio di lealtà e trasparenza, devono essere modelli. Chi sbaglia, e hanno sbagliato in molti in diversi sport, in America paga duramente. Ma c’è qualcosa di ancora più importante dietro questo attivismo americano: da qui a cinque anni l’America punta ad avere il suo campionato, con le sue squadre, le sue accademie e le sue analisi statistiche merita di avere un ruolo globale, non più cenerentola dello sport più praticato al mondo, ma protagonista.

«C’è in corso un cambiamento epocale, è cominciato cinque anni fa, con un drappello di proprietari decisi a trasformare il calcio in uno sport rilevante, non solo uno sport di vecchie stelle in tournee, ma uno sport con un campionato nazionale con una tifoseria importante e soprattutto con giovani talenti mondiali pronti a giocare in una squadra americana. Tutto questo è già successo, ora ci vorranno altri cinque anni per compiere il passaggio verso la piattaforma globale», dice Jay Sugarman, proprietario del Philadelphia United, uno dei pioneri che ha investito sul calcio con una prospettiva di lungo termine e con un piglio non diverso da quello che utilizza quando gestisce Istar, la sua società immobiliare, ormai un’azienda quotata in borsa.

Sugarman è lucido nella sua analisi e il suo pronostico non è casuale o roboante, ma il risultato di un piano di lungo termine che ha ribaltato l’approccio di molti anni avviato da Steve Ross, il capo di Warner Brothers che puntava alle star del passato come Pelè o Chinaglia per far breccia nel cuore degli americani. Il piano di Ross fallì. Poi cominciò ad affermarsi fin dall’inizio delgi anni 90 il fenomeno delle “ soccer mums” che portavano religiosamente i loro bambini a giocare a calcio. Lo sport era preferito al football, considerato pericoloso secondo molti rapporti medici e al baseball più noioso e meno attivo del calcio. Negli ultimi decenni lo sport è cresciuto in termini di passione e diffusione, ma non offriva uno sbocco professionale come gli altri sport. Non c’erano stelle. I giovani, a parte qualcuno che arrivò in nazionale e che riuscì a far qualificare gli Stati Uniti al torneo Fifa, si dedicavano ad altri sport se volevano essere professionisti, il football appunto o il baseball o l’hockey su ghiaccio o la pallacanestro. Sono questi i quattro grandi sport americani che hanno tenuto fuori il calcio, anche per non sentirsi minacciati nel loro dominio, soprattutto quello del mezzo televisivo.

Ma la svolta vera, dopo questi cinque anni di preparazione, è avvenuta recentemente, quando la Lega Calcio americana ha firmato un contratto per la diffusione televisiva: il contratto, firmato con Espn, Fox e Univision, vale un miliardo di dollari per otto anni, una cifra modesta rispetto a quello che ricevono gli altri sport nobili, ma sul piano dell’impatto nazionale è una rivoluzione: le partite più importanti sono trasmesse in diretta il venerdì sera e la domenica sera. Per le altre gare c’è Mls Live che al costo di 74 dollari all’anno trasmette tutte le dirette in streaming. «Questa è la piattoforma su cui costruiremo la seconda fase che porterà le nostre squadre e i nostri giovani ad avere un ruolo di protagonisti globali», continua Sugarman nel corso della sua intervista esclusiva con il Sole 24 Ore. Il terzo aspetto, dice ancora il patron dei Philadelphia è quello di «un flusso libero. Ora siamo aperti, prima eravamo chiusi in tutti i sensi. Ora grandi stelle del calcio vengono più volentieri da noi, sono pagate e trattate bene. Siamo interessati al circuito internazionale, americani hanno acquistato squadre in Italia e in altri Paesi europei. Insomma i presupposti ci sono tutti perché i prossimi cinque anni o sette ci portino alla ribalta globale».

E lo scandalo? Le accuse della Russia? «È la Lega che parla per tutti. Dico solo che l’inchiesta è partita prima delle tensioni fra Russia e Stati Uniti e che dunque le accuse di Mosca non hanno ragione di esistere. Per noi la trasparenza è chiave. Abbiamo investito centinania di milioni di dollari perché il calcio diventasse uno sport nobile, non di corrotti».

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