Commenti

Dall’Interpol i nomi dei sei «most wanted»

  • Abbonati
  • Accedi
LE INCHIESTE

Dall’Interpol i nomi dei sei «most wanted»

È caccia all’uomo internazionale per la corruzione nel calcio. I volti dello scandalo Fifa da ieri adornano anche la lista dei grandi ricercati dell’Interpol: il sito dell’organizzazione mondiale di polizia ha pubblicato le foto segnaletiche e inviato agli agenti di tutti i paesi la richiesta - la cosiddetta “Red Notice” - di arrestarli per accuse che comprendono “estorsione, associazione a delinquere e corruzione”.

I nuovi “most wanted” sono sei: due ex alti funzionari del governo del calcio mondiale e quattro dirigenti di società di marketing e media nello sport che hanno finora eluso la cattura, la retata orchestrata dalle autorità statunitensi contro i vertici Fifa a Zurigo.

Anche quest’ultima mossa internazionale - l’Interpol ha sede in Francia - è scattata su impulso americano, come l’intera indagine che ha aperto un vaso di Pandora colmo di tangenti. Segno chiaro che l’inchiesta non è finita all’indomani delle dimissioni di Blatter. Dalle autorità statunitensi è arrivata la conferma informale, fatta filtrare al New York Times, che se il nome di Blatter non è tra quelli dei primi 14 incriminati, il presidente dimissionario è nel novero degli indagati. E chissà quanti altri sono nel mirino: ulteriori dettagli sull’inchiesta erano attesi fin dalla tarda serata, grazie al rilascio da parte di un giudice newyorchese del contenuto di udienze segrete del 2013 con il super-pentito del calcio, l’americano Chuck Blazer, ex membro dei vertici Fifa che si è dichiarato colpevole di truffa e riciclaggio e ha deciso di collaborare con l’Fbi. Secondo quanto riportato dalla Bbc Blazer avrebbe ammesso di aver «accettato tangenti insieme ad altre persone, intorno al 1992, per l’assegnazione della coppa del Mondo in Francia del 1998. Dal 2004 in poi, invece, io e altri membri Fifa abbiamo preso bustarelle per il Mondiale del 2010 in Sudafrica».

L’ombra della giustizia americana - e internazionale - si allunga sugli stessi sforzi della Fifa di ricostituire un nuovo vertice credibile. Non sarà facile non solo perché le federazioni dei quattro angoli del mondo sono spaccate tra sostenitori e avversari di Blatter. Ma perché non è chiaro chi uscirà indenne dalle maglie dell’inchiesta capitanata dalla procura federale del Distretto Orientale di New York, nata sotto i diretti auspici del Segretario alla Giustizia statunitense, Loretta Lynch, che prima di diventare ministro ha guidato proprio quell’ufficio e supervisionato i 19 mesi di indagini sul calcio. Le autorità statunitensi vantano ormai lunga esperienza nel perseguire scandali nello sport: hanno inchiodato Lance Armstrong per doping e minacce nel ciclismo e portato alla luce droghe nel baseball e abusi nel football americano, anche se la sfida di ripulire il calcio globale è la più ambiziosa. Un esempio delle ripercussioni tuttora in arrivo: il braccio destro di Blatter, il segretario generale Jérôme Valcke, sarebbe stato considerato da molti un candidato naturale a una successione senza ulteriori traumi. Ma è stato implicato dalla procura in un trasferimento di tangenti per 10 milioni di dollari - sui 150 milioni di “bustarelle” finora identificate in 24 anni - legate alla concessione dei mondiali del 2010. Questi fondi furono intascati in buona parte dal vice presidente Fifa Jack Warner, cittadino di Trinidad and Tobago e tra i sei oggi con nome e volto negli elenchi dell’Interpol. Gli altri cinque ricercati - la Red Notice che li ha colpiti è uno strumento simile a un mandato d’arresto internazionale, anche se non può obbligare i Paesi ad arresti e estradizioni - sono Nicolas Leoz del Paraguay, ex esponente del Comitato esecutivo Fifa, Alejandro Burzaco, uomo d’affari argentino, Hugo e Mariano Jinkis, a loro volta argentini con all’attivo una società di marketing sportivo, e José Margulies, brasiliano e proprietario di reti televisive.

© Riproduzione riservata