«Dieci come me al governo e si risolvono i problemi degli italiani». Claudio Lotito non ha mai dissimulato la convinzione di poter contare, nel calcio come in politica. Poche settimane dopo queste affermazioni (23 giugno 2014), ha consacrato il suo potere dando la spinta decisiva all’elezione di Carlo Tavecchio a presidente della Federcalcio, con una spaccatura nella serie A (Juventus e Roma erano contrarie).
Da allora molti considerano Lotito l’uomo più potente nel calcio italiano, grazie anche all’influenza sul suo amico Maurizio Beretta, presidente della Lega di A, oltre che direttore delle relazioni esterne di una banca con interessi nel calcio, Unicredit. L’advisor della Lega per vendere i diritti tv della serie A è la multinazionale Infront, che è guidata dal nipote del presidente (dimissionario) della Fifa Sepp Blatter e in Italia da Marco Bogarelli, vicino all’a.d. del Milan, Adriano Galliani. Difficile non sospettare che in questi intrecci vi siano conflitti d’interesse.
Nella Figc Beretta è vicepresidente vicario, Lotito è nel comitato di presidenza, di quattro componenti (Tavecchio, Beretta, Lotito, Renzo Ulivieri). Si può parlare di un «sistema Lotito» nel calcio. Nella telefonata del 28 gennaio scorso registrata da Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia Isolaverde, di Lega Pro, Lotito espone così il suo piano per comandare sul calcio: «Secondo te in Lega di A decide Maurizio Beretta? Sai cosa decide? Zero». Quest’anno ha ottenuto la promozione dalla Lega Pro alla serie B la seconda squadra di Lotito, la Salernitana, comprata nel 2011 dal fallimento in società al 50% con il cognato, Marco Mezzaroma.
L’influenza “elettorale” presso i piccoli club, anche di A, si baserebbe anche sulle promesse di Lotito di poterli aiutare a risolvere problemi, grazie alle conoscenze all’Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, nei ministeri e vari apparati pubblici: le sue imprese di pulizia e vigilanza lavorano per molti di questi enti. Lotito è riuscito a salvare la Lazio (che oggi ha i conti in attivo) con la transazione firmata nel 2005 con l’Agenzia delle entrate, spalmando in 23 anni il debito di 140 milioni di euro ereditato da Sergio Cragnotti.
Francesco Storace, ex presidente della Regione Lazio, ha raccontato come Lotito comprò la Lazio nel luglio 2004, per 21 milioni: «Lotito chiese di poter acquisire la Lazio, attraverso una trattativa con la Banca di Roma che chiese alla Regione se veramente Lotito vantasse dei crediti verso la stessa. Noi rispondemmo di sì, perché così era. E con quei crediti comprò la Lazio che era destinata al fallimento». Per una vicenda di appalti alla Regione Lazio nel 1992 Lotito fu arrestato. Un giornale lo descrisse così: «Bella presenza, 35 anni, pistola in tasca, telefonino, è fidanzato con una figlia del costruttore Gianni Mezzaroma». Una vecchia storia.
Malgrado le polemiche, il 27 aprile scorso Lotito ha ottenuto dalla Figc di Tavecchio un nuovo incarico: è entrato nel cda di Federcalcio Srl, che si occupa dell’acquisto e gestione di immobili da destinare al gioco del calcio e alla sede della Figc. Nel collegio sindacale è entrato il suo commercialista Claudio Scibetta.
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