Commenti

Il risultato politico e il gesto che serve

  • Abbonati
  • Accedi
il commento

Il risultato politico e il gesto che serve

Non c’era bisogno di tutta quella teatralità per ricordarci quanto importante sia la Russia per l’Italia, ancora di più per l’Occidente e la stabilità europea. La visita di Putin, i suoi ritardi, l’enfasi e la convinzione (sua) che senza di lui non possiamo stare, ha ricordato in certi momenti i viaggi in Italia di Gheddafi dei suoi tempi migliori. Continua pagina 3

Anche noi sappiamo che le sanzioni stanno facendo perdere un miliardo alle imprese italiane. Di più, tre. Noi, i francesi, i tedeschi, gli americani, vorremmo evitare il boicottaggio economico verso la Russia. Perché è un partner economico importante. È il socio che fuori dall’Europa ha un ruolo decisivo per affrontare la crisi libica e siriana; per convincere l’Iran a rinunciare a programmi nucleari militari; per trasformare il mondo in un posto migliore. Un Paese che a Ovest si affaccia sul Mar Baltico e a Est arriva allo stretto di Bering, non può che essere per natura una potenza in ogni ordine mondiale. E, ultimo ma non meno importante, anche se l’aquila russa ha due teste, la più importante è sempre stata quella che guarda verso l’Europa. Se non il sistema politico e i comportamenti di Putin, lo rivela la letteratura, la musica.

Per avere l’Europa dalla sua parte Vladimir Putin non deve fare la fatica di dividere gli europei, di ricordare quanto costino a noi le sanzioni, di finanziare i neo-fascisti di mezzo continente o di offrire viaggi gratis a Matteo Salvini. È molto più facile: basta che rispetti gli ultimi accordi di Minsk sull’Ucraina, a suo tempo sottoscritti anche dalla Russia. Non è molto ma sarebbe più che sufficiente per iniziare una stagione nuova.

Ieri il New York Times pubblicava un sondaggio del Pew Center, secondo il quale «almeno la metà dei tedeschi, dei francesi e degli italiani dicono che il loro Paese non dovrebbe usare la forza per difendere un alleato Nato se attaccato dalla Russia». Solo il 55% è a favore: nel 2009 era il 73. C’è una prova migliore di quanto il cuore dell’Europa desideri il dialogo e un accordo? La lettura di Putin è invece quella di un’Europa smidollata che ha sempre meno guerrieri e sempre più gay. Da diverso tempo per definire “potenza” una nazione, la scienza della politica guarda anche alla forza economica di quella nazione, alla sua capacità di esercitare il soft power, alle prospettive che offre ai suoi giovani. Per Vladimir Vladimirovich potenza è territorio, come nel XIX secolo. La Russia continua a spendere in armamenti. L’America investe molto di più nella difesa. Ma contemporaneamente riforma la sua economia, crea opportunità, i suoi presidenti non durano più di otto anni. Se Putin ama insistere su ciò che noi perdiamo con le sanzioni è perché preferisce non parlare di ciò che stanno costando a Mosca. Se, come ha dimostrato la visita di ieri, l’Italia ha un rapporto speciale con la Russia, il suo compito non è di stare fra Bruxelles e Mosca, ma di dire all’amico cosa non funziona.

© Riproduzione riservata