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Se il mercato riscopre l'avversione al rischio

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L'ANALISI

Se il mercato riscopre l'avversione al rischio

C'è ormai soltanto la Grecia sui radar degli operatori sui mercati. L'estenuante tira e molla sul salvataggio di Atene condiziona le mosse sui listini, sottrae spazio alle notizie macroeconomiche e perfino alle attese sulle mosse dell e Banche centrali, che pure di questi tempi offrirebbero spunti più che interessanti per prendere posizione. A giudicare dall'esito di ieri, con il nuovo tracollo della Borsa greca e le conseguenti abbondanti vendite che hanno riguardato i listini del resto d'Europa, si direbbe che gli investitori abbiano perso un po' della pazienza dimostrata finora.

Certo, l'avvicinarsi delle scadenze cruciali per il debito ellenico e il succedersi di appuntamenti chiave per la soluzione della questione (l'Eurogruppo di giovedì prossimo è l'ennesimo meeting da cui ci si attende la svolta) contribuiscono a creare il necessario nervosismo, che poi si trasforma nella volatilità alle stelle alla quale si assiste in settimane come quella che ci siamo appena lasciati alle spalle.

Ormai sembra quindi del tutto normale registrare un rimbalzo dell'8% della Borsa di Atene quando (per l'ennesima volta) si annuncia la prossimità dell'accordo, per poi assistere a un suo tracollo del 6% quando arriva l'ormai puntuale smentita. Così come non ci si stupisce più di tanto nel vedere le Borse e i titoli di Stato europei dimezzare sul finale in pochi minuti le perdite quando il governo Tsipras si dichiara nuovamente pronto a presentare controproposte per arrivare al sospirato accordo dopo che sul mercato si erano sparse voci (confermate) di tecnici dell'Eurozona al lavoro per studiare un «piano b» in caso di default.

Eppure qualche elemento di novità ieri sui mercati lo si è visto: per la prima volta da tempo gli investitori si sono messi ad acquistare di buona lena i Bund e nel contempo a vendere con altrettanta forza la «periferia» europea, non soltanto i titoli greci parte in causa, ma anche i BTp italiani e ancora di più i Bonos spagnoli. In altri tempi lo si direbbe un chiaro sintomo di avversione al rischio (risk off) da parte degli operatori. Oggi si stenta a capire se sia una manifestazione di insofferenza per l'estenuante protrarsi del tira e molla, oppure un vero e proprio segnale del timore che la situazione precipiti davvero coinvolgendo con sé l'integrità dell'euro.

Di sicuro c'è che la risposta a questo dubbio potrebbe non arrivare anche questa molto presto: perché dopo l'Eurogruppo del 18 giugno ci sarà modo di trovare probabilmente altre riunioni chiave e perché anche la scadenza di fine mese, termine entro il quale Atene dovrà restituire 4 miliardi di euro al Fmi, è sì di terribile importanza, ma è tutt'altro che decisiva. Anche in caso di mancato pagamento non scatterebbe infatti automaticamente il default, mentre nell'eventualità di un accordo si aprirebbe poi un mese di luglio altrettanto complicato(se non ancora di più) per il calendario delle scadenze greche. L'avversione al rischio forse può attendere, la volatilità è invece già qui da tempo.

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