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L’Expo laboratorio per pubblico e privato

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Italia

L’Expo laboratorio per pubblico e privato

Sull’Expo 2015 i commenti sono continui dall’ottobre del 2006, quando il Governo italiano presentò la candidatura di Milano; si sono intensificati dal marzo 2008, quando l’Assemblea Generale del Bie (Bureau International des Expositions) ci assegnò la manifestazione; continueranno ad Expo conclusa soprattutto con i calcoli sui costi e i benefici. Riflettiamo qui su alcuni aspetti che evidenziano il ruolo delle Associazioni di imprese italiane, della tecnoscienza e della Ue entrando a pieno titolo nel tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. L’Expo è, infatti, tanto esposizione quanto laboratorio e fabbrica. Aspetti, questi ultimi, che vanno meglio spiegati.

La sussidiarietà e i partenariati. Innanzitutto, va sottolineato che Expo è una grande iniziativa di partenariato pubblico-privato al quale molte imprese hanno collaborato nelle più diverse forme ma che trae il suo prestigio anche da una specifica presenza della Ue. Ciò significa che la sussidiarietà si applica a diversi livelli che vanno dalle imprese alle loro associazioni, dalle istituzioni nazionali e locali fino alla Ue. Con riferimento al sistema economico italiano, fatto da tante Pmi, il ruolo delle Associazioni è fondamentale nei rapporti con le Istituzioni e l’innovazione. Si attua così quel principio del liberalismo sociale, dove la forza non deriva solo dalla dimensione ma anche dalla aggregazione.

L’industria alimentare. Partiamo da questa industria che tramite la Federalimentare ha lanciato pochi giorni fa, nella sua assemblea all’Expo, un bel manifesto: ”Uniti si vince”. Bisogna infatti ricordare che Federalimentare, con 54mila imprese, 385mila addetti, un fatturato 2015 stimato in 134 miliardi di euro (di cui quasi 29 derivanti dall’export), si colloca come secondo comparto del manifatturiero italiano. E ancora va evidenziata la forte capacità di innovazione del settore che non esprime un’industria omologatrice, pur essendo i suoi prodotti agroalimentari acquistati da più di 1,2 miliardi di consumatori mondiali.

Con 2,4 miliardi di euro annui investiti per la sicurezza alimentare dei prodotti e 10 miliardi di euro (8% del fatturato) per la ricerca e sviluppo, con la rimodulazione e il riproporzionamento che hanno ridotto i nutrienti eccedenti, gli spechi alimentari, il consumo energetico, l’emissione di gas serra, le materie prime per imballaggio, l’industria alimentare ha continuato a innovare mantenendo, tuttavia, le specificità del Made in Italy.

Tutte queste sono notizie importanti di cui non sembra ci sia consapevolezza generalizzata.

La stessa manca anche sull’obiettivo che Federalimentare si pone: arrivare entro la fine del decennio a 50 miliardi di export che equivarrebbe a 100mila occupati addizionali tra effetto diretto ed indotto. È un risultato che la citata Federazione ritiene di dovere e potere raggiungere perché, pur essendo le nostre esportazioni notevoli in termini assoluti (29 miliardi di euro e 34,5 considerando anche la componente agricola), non lo sono per la quota del 20,5% sul fatturato alimentare, che è bassa rispetto a Spagna (22%), Francia (28%), e Germania (32%).

A tal fine le leve necessarie (individuate da una indagine su 1.000 imprenditori e manager del settore) sono cifrate come segue: un sostegno forte da parte del Governo per la valorizzazione generale del Made in Italy (56,2%), un supporto specifico rivolto a quelle imprese che intendono espandersi in mercati esteri (27,1%), gli effetti positivi di Expo (25%). Innovazione e internazionalizzazione sono dunque le due forze su cui l’industria alimentare italiana punta sempre di più e sui cui il sostegno del Governo conta.

Fab Food e innovazione. Una sintesi, simbolicamente forte, tra imprese e innovazione è al Padiglione Italia “Fab Food. La fabbrica del gusto italiano”, affidata non a caso alla progettazione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardi da Vinci”. Lo scopo è dimostrare come l’industria e le tecnologie pulite e innovative italiane possano contribuire a prodotti alimentari sicuri e di qualità. Da Fab Food emergono anche la complessità, le connessioni e la coerenza della filiera agro-alimentare italiana, come prova il fatto che allo stesso hanno contribuito con Confindustria dieci associazioni di sistema: Federchimica, Federalimentare, Anima, Assolombarda, Acimit, Anie, Assica, Assocomaplast, Federunacoma e Ucimu-Sistemi per produrre.

È noto che Confindustria ha operato a ben più ampio raggio per Expo iniziando dal 2008 con una serie di gruppi di lavoro su nutrizione, innovazione e sviluppo sostenibile, turismo culturale, expo-generation e nuove professionalità, promozione internazionale, mobilità e reti, cooperazione allo sviluppo. Ne sono uscite nel 2010 delle ”Proposte per la valorizzazione del sistema delle imprese” ed infine la partnership con Padiglione Italia anche per Fab Food) che esprime la fiducia nell’Expo per l'innovatività e internazionalizzazione(anche per le startup) del nostro Paese.

Il Centro di ricerca europeo. L’innovazione è anche il tema principale sui su cui la Ue ha scelto di essere presente all’Expo, consapevole che da qui passa la possibilità di accrescere in maniera sostanziale, sicura e sostenibile la produzione agricola e l’alimentazione. Per questo al servizio scientifico interno(JRC) della Commissione europea è stata data la responsabilità di coordinare la partecipazione delle Ue a Expo valorizzando soprattutto il ruolo della scienza e dei partenariati all’interno e all’esterno della Ue. Le politiche della Ue sui temi dell’Expo vanno dalla politica agricola comune, alla sicurezza alimentare, alle norme sanitarie, alla sostenibilità ambientale in agricoltura.

Non sempre queste politiche sono soddisfacenti per l’Italia che tuttavia deve anche interrogarsi se fa tutto il possibile per bilanciare i suoi interessi con quelli dei Paesi nordici.

E qui ritornano di attualità la sussidiarietà ed i partenariati che suggerirebbero all’Italia un maggior coordinamento tra Governo, Associazioni industriali, Enti di ricerca(tra cui il Cnr e le Università la cui partecipazione ad Expo è apprezzabile) per la miglior valorizzazione delle specifiche competenze.

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