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Il Salvini anti-Papa, l'aiuto a Renzi e la resa prematura di Forza…

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Il Salvini anti-Papa, l'aiuto a Renzi e la resa prematura di Forza Italia

Forse la fortuna del premier non sarà il Renzi 1 ma il Salvini di ieri. Se il leader della Lega continua così, con attacchi perfino al Papa, disegnerà lo scenario perfetto per il leader del Pd: uno scontro con la destra più estremista che aiuterà a ricompattare i voti di sinistra e prendere quelli moderati. Ma ieri quello che più incuriosiva era il silenzio di Forza Italia per l'uscita del leader leghista contro Papa Francesco. «Quanti rifugiati ci sono in Vaticano? Noi non abbiamo bisogno del perdono del Papa». Così aveva scritto Salvini respingendo quell'offerta di perdono del Pontefice verso chi rifiuta l'accoglienza agli immigrati. Ciò che ha sorpreso è stato il silenzio di Forza Italia. Cioè di un partito che quando era al Governo, ma anche dall'opposizione, ha sostenuto le battaglie filo-cattoliche a partire dai temi etici fino ai finanziamenti per le scuole private. Ebbene, ieri, quel passato era dimenticato.

Solo una voce si è levata dal partito berlusconiano, quella di Osvaldo Napoli che è rimasto sul merito della cattiva gestione del Governo sull'immigrazione ma ha respinto gli attacchi di Salvini al Papa. Perché ha parlato solo lui? E' vero che i big erano presi dagli incontri a Palazzo Grazioli con il Cavaliere ma, in altri tempi, un momento per dettare un'agenzia si sarebbe trovato. Invece nulla, nessuna polemica, nessuna presa di distanza forte.

La ragione? Pare che il silenzio sia dovuto alla paura. Paura che alla fine il vecchio Berlusconi ceda agli strattoni leghisti e scelga Salvini, un po' per stanchezza e un po' per effettiva assenza di altri candidati forti. E dunque meglio tacere per non alienarsi le sue simpatie. Un silenzio che è quasi assenso al leader del Carroccio soprattutto se si considera l'opzione di un voto già nel 2016: per quella data non ci sarà altra candidatura in campo e tutti saranno costretti ad adeguarsi.

Dunque, meglio non mettersi di traverso a chi sembra già avere in mano la lista di chi può essere ricandidato e chi no. Di chi può far parte dell'alleanza e chi no. E così, prima ancora di decisioni o di primarie, c'è una situazione di fatto testimoniata da quella paura di ribattere. Una vittoria per Salvini che ha già reso succubi i migliori esponenti di Forza Italia.

Ma il capo leghista ieri non ha solo preso di mira il Papa. Ha anche articolato un pensiero sul post-voto. «Penso che alle regionali e amministrative la gente abbia premiato chi ha le idee chiare, non i moderati». Certo, se si guardano i dati di quanto sia cresciuta la Lega al Nord, Salvini ha ragione. Ma non è andata così al Centro e tantomeno al Sud. Inoltre, dato per niente secondario, a vincere le sfide sono stati tutti candidati moderati. Non estremisti. In Veneto ha vinto Zaia che non ha mai raggiunto gli acuti polemici del leader e che ha preso più voti del partito guidato da Salvini. Alle regionali, la Lega ha preso il 17% ma la lista Zaia è arrivata al 23 per cento. È stata, cioè, in grado di varcare i confini e sfondare tra i moderati e perfino tra gli elettori del Pd. E il caso di Venezia è un'altra dimostrazione di come le sfide si vincano al centro: lì ha vinto il “civico” Brugnaro che ha immediatamente preso le distanze dalla Lega e da Forza Italia dichiarandosi più “renziano” che di destra. Infine, in Liguria è diventato Governatore Toti, altro esponente moderato e lontano dai toni salviniani.
Forse quel silenzio di ieri di Forza Italia è una resa prematura.

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