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Gazprom, nuovi gasdotti con partner Ue

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Gazprom, nuovi gasdotti con partner Ue

Una Russia isolata dalla crisi ucraina? Pietroburgo alza le spalle e coglie tutti di sorpresa. E alla decisione di Bruxelles di prolungare le sanzioni, risponde rilanciando. Uno dei primi annunci al Forum economico internazionale, in programma nella capitale russa del Nord, è stata la firma di un memorandum di intesa tra Gazprom e tre grandi europei dell'energia. Per costruire, accanto a Nord Stream, un altro gasdotto doppio attraverso il Baltico, diretto in Germania. Con una capacità di 55 miliardi di metri cubi l'anno, chiarisce il monopolio dopo la firma tra Aleksej Miller, ceo di Gazprom, e Klaus Schaefer (E.On), Ben van Beurden (Royal Dutch-Shell), Manfred Leitner (Omv). Altri partner, dice Gazprom, saranno benvenuti.

E mentre Vladimir Putin si intrattiene con il ministro saudita dell'Energia Ali al-Naimi, cui ha trasmesso un invito in Russia per re Salman, a Pietroburgo è atterrato Alexis Tsipras, in piena bufera Grexit. Non abbiamo ricevuto richieste di aiuti finanziari, assicurano i russi, che però si apprestano a firmare un accordo preliminare sulla partecipazione greca a un altro gasdotto, Turkish Stream. La sfida russa passa diritto dall'energia.

La risposta alle sanzioni, del resto, faceva già capolino dal tema affidato al Forum economico di quest'anno, “Vie condivise per la stabilità e la crescita”. Un'idea cui il fronte degli imprenditori - americani o tedeschi o italiani - ha risposto. Accomunati dall'idea che la soluzione della crisi ucraina non passa per l'isolamento economico della Russia. Sono numerosi a San Pietroburgo, più dello scorso anno, più determinati a trovare nuove strade per affrontare il momento. Carlo Messina, ad di Intesa SanPaolo per la prima volta al Forum russo, è colpito: «Il clima – osserva - è molto più positivo di quanto credessi, l'organizzazione non ha niente da invidiare a Davos. Ci sono moltissimi americani e tedeschi: il business può coagulare i fattori per un dialogo economico, nel rispetto dei doveri di legge».

Anche la “delegazione” italiana è nutrita. «Questo è l'anno zero - spiega Vittorio Torrembini, vicepresidente di GIM-Unimpresa - l'inizio del grafico: la linea che farà capire cosa sarà la Russia domani». Sono tante le aziende presenti per sondare la capacità di resistenza dei russi, trovare possibilità nuove. E gli ospiti russi si affrettano a mettere l'accento su ogni accordo siglato, come a dimostrare che, nei fatti, l'isolamento non esiste. Significativo che il primo contratto riguardi gli Stati Uniti. «Siamo orgogliosi del nostro impegno a investire in questo Paese», dice David La Rose, general manager IBM per l'Europa centro-orientale commentando l'intesa con IBM East Europe/Asia, cooperazione e iniziative congiunte nello sviluppo tecnologico e sociale di Pietroburgo. Le sanzioni sembrano lontane, da qui.

Un secondo accordo riguarda l'Italia, con Maire Tecnimont. La sua principale controllata Tecnimont si è aggiudicata un contratto da Gazpromneft per la realizzazione del progetto Combined Oil Refinery Unit all'interno della Raffineria di Mosca. Il valore è pari a 480 milioni. Ai rapporti tra Italia e Russia il Forum dedica oggi una sessione - “Legami storici troppo forti per essere spezzati”.

Una delle strade da seguire. Andare incontro ai russi costretti a fare a meno del contributo occidentale nelle tecnologie proibite o nei prodotti esclusi dall'embargo o dalla crisi economica. Dal punto di vista russo questa è la vera sfida: «Le sanzioni - racconta Serghej Krasnov, un piccolo imprenditore che lavora con grossi gruppi esteri nel settore dell'auto - ci hanno aiutato a capire: se l'Europa non ci vende più le cose, dobbiamo produrle noi. Ci vuole un cambiamento di mentalità, e la gente sta imparando ad avere anche maggior rispetto nelle proprie capacità. Se non lo faccio io, chi?».

Per Torrembini, è questa la direzione in cui seguire i russi. Collaborare a questa trasformazione, localizzare, fornire assistenza e addestramento ai manager, trasmettere tecnologie, aiutare a creare questo tessuto di aziende diffuse. «Accompagnarli con le aziende italiane fino al punto in cui possono solo fare loro». Non made in Russia, ripetono al Forum, ma made with Russia.

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