Commenti

Bce, sale la fronda contro i fondi alle banche greche

  • Abbonati
  • Accedi
il no di weidmann

Bce, sale la fronda contro i fondi alle banche greche

Per il secondo giorno consecutivo, la Banca centrale europea ha lasciato invariato, a circa 89 miliardi di euro, il tetto alla liquidità di emergenza (Ela) che la Banca centrale greca fornisce alle banche elleniche, ma la continua fornitura di liquidità è stata duramente criticata dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.

Anche se non c’è per ora nel consiglio della Bce (che ormai si riunisce quotidianamente in teleconferenza per approvare l’Ela) la maggioranza di due terzi per sospendere la liquidità o per renderne più stringenti i requisiti, è difficile ipotizzare che l’Ela possa continuare senza un accordo fra la Grecia e i suoi creditori nel fine settimana, o comunque una volta che scada il precedente programma, martedì prossimo. L’imposizione di limiti ai prelievi e controlli sui capitali diverrebbe allora pressoché inevitabile, anche se finora la Bce ha evitato di fare la prima mossa in assenza di una decisione politica.

Per ora, il consiglio continua a ritenere che le banche greche dispongano dei due requisiti per ricevere l’Ela, e cioè siano solvibili e abbiano sufficienti titoli da offrire in garanzia. Un punto ribadito ieri dal governatore della Banca centrale belga, Jan Smets. Ma, in un intervento all’associazione globale dei banchieri, l’Institute of International Finance a Francoforte, Weidmann ha espresso le sue più pesanti critiche alla prosecuzione dell’Ela. Questa, ha ricordato, è stata ideata come fonte temporanea di liquidità per banche finanziariamente solide e che dispongono di buon collaterale, ma nel caso della Grecia è stata fornita per un periodo di tempo prolungato ed è divenuta l’unica fonte di finanziamento delle banche.

«Questo solleva dei dubbi - ha affermato il presidente della Bundesbank – sulla loro solidità finanziaria. Questa è minata in modo particolare dalle decisioni del Governo greco che hanno provocato fughe di capitali e prelievi di contante su vasta scala». Secondo Weidmann, «le banche che ricevono l’Ela dovrebbero esser sollecitate a migliorare la propria situazione di liquidità e dovrebbe esser loro proibito di peggiorarla ulteriormente rinnovando titoli pubblici del proprio Stato». Nel negoziato, Atene aveva anzi proposto che venga consentito alle banche di aumentare gli acquisti di debito pubblico a breve. «L’Eurosistema delle banche centrali non deve fornire finanziamenti ponte alla Grecia anche in anticipazione di successivi esborsi», ha sostenuto il banchiere centrale tedesco, bocciando un’altra ipotesi emersa nel corso della trattativa. «Quando banche senza accesso ai mercati comprano debito di uno Stato che è anch’esso fuori dai mercati, fa ricorso all’Ela solleva serie preoccupazioni di finanziamento monetario», il che è proibito dai Trattati.

Il rispetto dei principi base dell’unione monetaria non è, ha sostenuto il capo della Bundesbank, una questione di «testardaggine dogmatica tedesca», ma una condizione chiave per la prosperità di lungo termine dell’area euro e per mantenere il sostegno popolare all’integrazione europea.

Il caso Grecia è stato ovviamente al centro delle discussioni fra i banchieri riuniti dall’Iif. Anche se molte banche hanno ormai eliminato l’esposizione verso la Grecia, restano le preoccupazioni del mondo della finanza per il pericolo di contagio. Nel negoziato fra Atene e i suoi creditori «può succedere di tutto», ha detto la presidente del Banco Santander, Ana Botin, rilevando il clima di incertezza e volatilità per gli investitori. Botin ha però notato che l’Eurozona è più preparata che negli anni scorsi ad affrontare la situazione. Il presidente di Commerzbank, Martin Blessing, ha ricordato gli «sforzi enormi» compiuti da altri Paesi per superare la crisi. «È difficile spiegare perché si debba concedere alla Grecia un accordo a condizioni migliori», ha detto Blessing.

«Il popolo greco – ha rilevato l’economista greca, Miranda Xafa, già rappresentante del suo Paese nel consiglio del Fondo monetario, intervenuta a sua volta alla riunione dell’Iif – ha votato per due obiettivi incompatibili, la permanenza nell’euro e il programma elettorale di Syriza. Ma il premier Alexis Tsipras ha fatto male i suoi conti pensando che l’Eurozona abbia bisogno della Grecia come la Grecia ha bisogno dell’Eurozona e che quindi i creditori avrebbero capitolato alle sue richieste». Il piano di Atene, fatto soprattutto di aumenti di tasse, è recessivo, secondo Xafa, ma i tagli alla spesa pubblica, che è composta all’80% di salari e pensioni, sarebbero impopolari con i sostenitori di Tsipras e quindi politicamente difficili da vendere. «Ecco perché siamo in questo stallo», ha detto l’economista.

© Riproduzione riservata