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I tempi della finanza, i tempi della democrazia

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STATI (POCO) UNITI D’EUROPA

I tempi della finanza, i tempi della democrazia

Molti anni dopo la crisi dei missili a Cuba, l’allora ministro della difesa americana McNamara chiese a Fidel Castro, se – qualora attaccato—avrebbe risposto con i missili nucleari. Stupito della risposta affermativa chiese a Castro se si rendeva conto che questo avrebbe comportato l’annientamento del suo popolo. La risposta fu un agghiacciante «sì».Per fortuna nella crisi greca non ci sono ordigni nucleari di mezzo. Ma questa è l’unica consolazione che abbiamo in un momento estremamente difficile.

Quello che la lezione di Cuba ci insegna e’ che i modelli di teoria dei giochi, che assumono la razionalità di tutti i giocatori coinvolti, non sempre funzionano. Costretti all’angolo, alcuni giocatori antepongono l’orgoglio alla ragione e compiono scelte devastanti per loro e per tutte le persone coinvolte. Questo sarebbe stato il caso di Castro se Kennedy avesse bombardato le postazioni dei missili a Cuba, e questo e’ il caso oggi con la decisione di Tsipras di indire un referendum sul accordo offerto dai creditori alla Grecia.

Molti ritengono che la scelta di Tsipras sia sommamente democratica, ed e’ vero. Ma qui e’ dove i tempi della democrazia non coincidono con quelli della finanza. Lunedì mattina la corsa agli sportelli, già cominciata da tempo, si trasformerà in un vero e proprio assalto. Difficilmente la Banca Centrale Europea potrà aumentare la sua assistenza di liquidità, soprattutto dopo il 30 giugno, quando il mancato pagamento del prestito al Fondo Monetario Internazionale sarà ufficiale. Bloccare i movimenti di capitale non basterà. La gente si metterà a ritirare contanti. Se – come già in Argentina—si procederà anche ad un tetto mensile dei prelievi in contranti, ci sarà l’assalto ai negozi, con carte di credito. Meglio comprare dei beni che non si svalutano che tenersi dei depositi che rischiano di svalutarsi del 40-50%. In questa situazione e’ facile immaginare una rivolta di piazza ed una caduta del governo Tsipras.

Come in una situazione di guerra, così in una situazione di crisi finanziaria, la democrazia diretta non funziona. Bisogna delegare le scelte. E chi è delegato deve assumersi la responsabilità di farle, anche a costo di sbagliare e poi essere smentito dall’elettorato. Tsipras paga la sua ambiguità elettorale: aveva affermato contemporaneamente che non avrebbe mai ceduto ad ultimatum dei creditori ma che avrebbe tenuto la Grecia nell’euro, non specificando cosa avrebbe fatto se costretto a scegliere tra le due opzioni. E invece di assumersi la responsabilità della scelta, la scarica sugli elettori. Probabilmente la loro risposta arriverà a giochi fatti.

Tutta colpa di Tsipras? No. Certamente Tsipras ha commesso molti errori, ma le controparti europee non sembrano essere state da meno. Non hanno capito che la vittoria di Syriza era un segnale importante del fatto che i greci erano arrivati al limite. Invece di trovare un compromesso, hanno cercato in tutti i modi di screditare la controparte, sperando in una rapida caduta del Governo Tsipras. Non solo questa strategia è sommamente antidemocratica (vi immaginate cosa succederebbe se il presidente americano Obama cercasse di far cadere un governatore repubblicano di uno stato del’Unione?), ma è pure miope. Ignora che chiunque venga messo all’angolo, può reagire in modo sconsiderato. Questa miopia è il frutto di una mancanza di leadership.

In inglese si dice che un cammello è un cavallo disegnato da un comitato. L’Europa è gestita da comitati, e continua a produrre cammelli. Manca una ledearship europea degna di questo nome e con un forte mandato popolare. Durante la crisi di Cuba, contro l’opinione della maggioranza dei suoi consiglieri militari, Kennedy si assunse la responsabilità di non bombardare le istallazioni missilistiche sovietiche a Cuba. Scelse la trattativa. Una scelta politicamente rischiosa per chi, come lui, in campagna elettorale aveva tuonato contro l’arrendevolezza di Eisenhower nei confronti di Fidel Castro. Ma facendo questo evitò al mondo una guerra nucleare.

Per fortuna oggi non rischiamo la guerra nucleare. Ma in questa crisi rischiamo non solo la catastrofe umanitaria in Grecia (molto peggiore di quella che già c’è), ma rischiamo la distruzione totale dell’idea di Europa. Di questo dobbiamo ringraziare la diplomazia europea, ma soprattutto il leader che non c’è.

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