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Periscope, l’app che sfida il diritto

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norme e social network

Periscope, l’app che sfida il diritto

In principio c’era YouTube: i video, realizzati con telecamere o smartphone, venivano filmati e poi pubblicati online in un secondo momento. Poi il “brivido della diretta” è arrivato anche sul più famoso sito di video. Ma è con l’avvento di Periscope, la nuova app legata al social network Twitter, che le cose rischiano di complicarsi: l’applicazione - così come la concorrente Meerkat - permette di trasmettere in diretta video quello che si sta riprendendo con il telefono cellulare.

Il che genera una serie di problemi che vanno dal diritto d’autore alla privacy, fino all’individuazione dei responsabili. Le nuove app che trasformano i telefonini in broadcaster, infatti, sono un’arma a doppio taglio per gli utenti: chi non sa come usarla rischia di “farsi male”. Se da un lato queste applicazioni consentono di annullare le distanze di tempo e di spazio (si pensi a un parente lontano che non può partecipare a un matrimonio ma può assistervi in tempo reale dal proprio smartphone), dall’altro espongono l’utente a rischi legali (si veda la scheda a lato). È il caso, per esempio, di chi ingenuamente decide di collegarsi a Periscope (o a Meerkat) durante un concerto o una partita di calcio, oppure di chi filmando un qualsiasi avvenimento si trovi a inquadrare (anche solo involontariamente) un minore. È bene conoscere le regole in vigore nel nostro ordinamento per evitare che una app si trasformi in un pericolo per chi filma e per chi viene filmato.

Periscope è, infatti, l’ultima, destabilizzante, novità della rete. La diffusione di questo inedito strumento consentirà a tutti di trasmettere in diretta, a un pubblico indeterminato, quanto sta accadendo davanti a loro.

Gli utenti di Periscope possono trasmettere in diretta, avvisando con un «tweet» tutti i propri followers. Il video - con il quale gli utenti connessi possono interagire inviando commenti scritti - può anche essere salvato sul cellulare e quindi essere riutilizzato in seguito. Ma il problema più rilevante riguarda proprio la diretta.

L’istantaneità, infatti, elimina quell’intervallo tra l’esecuzione del video e la sua diffusione, tante volte provvidenziale per scongiurare illeciti o pubblicazioni inopportune.

Come spesso accade, anche Periscope, insieme a nuovi rischi, apre nuovi orizzonti sia per chi informa per professione, sia per chi si trova al centro di un evento che vuole comunicare al mondo. E come è già successo, la diversa tecnologia sarà un’ulteriore sfida al mestiere del giornalista. Con Periscope (e con le altre applicazioni simili), infatti, la televisione potrebbe definitivamente perdere il monopolio della diretta, a favore di un numero elevatissimo di soggetti. In relazione a eventi di pubblico interesse, dalle manifestazioni di piazza ai terremoti, il citizen journalism può divenire concretamente concorrenziale con i grandi network.

Sembra qui realizzarsi sempre più quella utopia insita dell’articolo 21 della Costituzione, secondo cui tutti possono esprimersi con ogni mezzo di diffusione e quindi partecipare da protagonisti al libero mercato delle idee e dell’informazione, ognuno con il proprio banchetto. Se giornalista è chi informa, lo strumento rende tutti giornalisti. E del giornalismo tutti costoro debbono rispettare le regole. Infatti, quanto maggiori sono le potenzialità del mezzo che ognuno ha in mano, tanto più frequenti e gravi sono i pericoli di violare i diritti altrui, dalla riservatezza alla reputazione, dai diritti degli autori alla peculiare protezione dei minori.

Tale fenomeno necessita di una regolamentazione speciale? È difficile oggi immaginarne la portata e dunque dare una risposta netta. Tuttavia, se si guarda alla storia recente del diritto della rete, alla tentazione dell’emergenza si è preferita la logica della riconduzione delle nuove questioni alle buone vecchie regole. Pure in questo caso, tenderemmo a diffidare degli impulsi che spingono verso una disciplina ad hoc per il nuovo fenomeno. Ci sembra più proficuo ripensare alle disposizioni collaudate e individuare da esse la soluzione ad alcuni temi derivanti dall’unica obiettiva novità – non di poco conto – che Periscope sta introducendo, ovvero la possibilità per tutti di diffondere filmati in diretta.

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