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Intrigo internazionale sul nucleare iraniano

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trattative bloccate e geopolitica

Intrigo internazionale sul nucleare iraniano

A chi conviene di più un accordo sul nucleare iraniano? A tutti, sarebbe la risposta più razionale. Disinnescare, sotto il controllo degli ispettori dell’Aiea, una possibile benché per ora improbabile atomica di Teheran dovrebbe frenare la corsa agli armamenti e ridurre i timori di Israele e dell’Arabia Saudita.

L’Iran potrebbe tornare a pieno titolo nel gioco internazionale con evidenti benefici per la stabilità regionale, per la sua economia ma anche per quella del Medio Oriente e delle compagnie occidentali ed europee che, prima delle sanzioni, sono state sempre presenti e dominanti sul mercato iraniano, oggi lasciato in mani asiatiche. Ma la realtà è diversa. Anzi, sembra che se gli Usa fanno la pace con Teheran decretano la condanna di Israele, dei sauditi e di tutti gli alleati di Washington nella regione. I leader arabi sunniti e gli israeliani continuano a martellare le loro opinioni pubbliche e il mondo sulla minaccia iraniana, non su quella portata dal Califfato. Eppure Usa e Israele se vogliono possono annichilire velocemente le difese iraniane e alcune analisi del Pentagono sostengono che persino i caccia degli Emirati sono capaci di spazzare in via in breve l’aviazione della repubblica islamica. In realtà le guerre condotte dagli iraniani attraverso il costoso sostegno ad Assad o agli Hezbollah libanesi sono guerre difensive per proteggere la loro zona di influenza dagli attacchi del mondo arabo sunnita.

Già molti anni fa tutti si sbagliarono con l’Iran. Prima quando si pensava nel 1979 che lo Shah avrebbe resistito alle proteste interne e fu poi abbandonato al suo destino. Poi nel 1980 quando l’Iraq di Saddam Hussein con il sostegno finanziario dell’Arabia Saudita e delle monarchie del Golfo attaccò la repubblica islamica di Khomeini pensando di farla crollare in poche settimane. Sappiamo come è andata a finire: otto anni di guerra e un milione di morti. Lo stesso calcolo sbagliato fu compiuto in Iraq nel 2003 dagli americani e poi dalle potenze sunnite contro il regime di Assad in Siria che nel 2011 doveva essere spazzato via in pochi mesi. Il risultato oggi è che la minaccia peggiore alla civiltà non è l’Iran ma il Califfato e il terrorismo sunnita contro i quali lottano sciiti e curdi. Nonostante la forte ispirazione religiosa del regime degli ayatollah, l’Iran è l’attore meno irrazionale del Golfo e quando si tratta di scegliere tra ideologia e pragmatismo, sceglie il secondo, il compromesso e la sopravvivenza. Che faremo qui in Occidente?

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