Commenti

Grecia, quelle analogie con le cinque grande crisi dell'Argentina

  • Abbonati
  • Accedi
emergenza grecia / la storia

Grecia, quelle analogie con le cinque grande crisi dell'Argentina

Grecia e Argentina sono Paesi lontani e la struttura delle due economie presenta caratteristiche ben diverse. Ma vi è un comune denominatore: entrambi i Paesi sono stati investiti da cinque crisi, distinte ma interrelate: finanziaria, economica, politica, sociale e giudiziaria.

Proprio 15 anni fa Buenos Aires entrava nel tunnel di un disastro annunciato, per poi implodere nel dicembre del 2001. Nelle preoccupazioni che Atene genera ogni giorno, vi sono molte analogie con la grande crisi dell'Argentina.

Oggi come allora viene presentata una ridda di ipotesi, ricette ortodosse e soluzioni radicali. Nel caso della Grecia quelle di Mario Draghi e quelle di Yanis Varoufakis, l'austerità di Wolfgang Schäuble e il “pensiero laterale” di Alexis Tsipras. Nel caso dell'Argentina le scelte di Domingo Cavallo, l'economista che introdusse la parità fissa tra peso e dollaro, e l'inflessibilità del Fondo monetario internazionale; sull'altro fronte, quello dell'eterodossia argentina, la spinta verso la rottura del Washington Consensus e l'avvio di una politica economica con un'architettura post-keynesiana disegnata in contrapposizione ai desiderata di Washington.

La crisi finanziaria. La Grecia non ha restituito al Fmi 1,6 miliardi e, nelle prossime settimane, senza un accordo con i creditori non vi è possibilità di evitare un crack. Buenos Aires, quindici anni fa, ha iniziato a inquietare gli operatori finan«ziari di mezzo mondo. Dapprima si è accesa la luce rossa che indica il pericolo di insolvenza: le agenzie di rating hanno diffuso report da cui si evinceva chiaramente la drammaticità della situazione. Dietro sigle in quegli anni familiari solo agli addetti ai lavori (Sd, selective default e poi D, default) si annunciava l'impossibilità del Governo centrale e delle province argentine di fare fronte al pagamento degli interessi sui titoli argentini. Sullo sfondo un debito pubblico di 140 miliardi dollari.

La crisi economica. Scarsa competitività, una struttura economica debole. Anche qui Grecia e Argentina presentano analogie. Turismo e attività portuali sono i principali assets dell'economia greca. Troppo poco. Mentre l'Argentina è rimasta ancorata a un modello agroesportatore senza mai diventare un Paese capace di creare valore aggiunto alla sua produzione. Questo è il più grande e il più imperdonabile degli errori.«La progressiva perdita di competitività del Paese - secondo Joseph Stiglitz, Nobel per l'Economia nel 2001 – ha condannato l'Argentina, penalizzata dalla sopravalutazione del peso e dalle politiche restrittive che il Fondo monetario ha continuato a imporre».

Crisi giudiziaria. É la meno affrontata e la meno conosciuta, ma in realtà l'impasse del sistema giudiziario è un mal comune in Grecia e in Argentina. La società, prima degli intellettuali e delle élites politiche, ha capito che il cardine della crisi è la giustizia. Molti giuristi sudamericani sostenevano che le proteste e l'astensionismo al voto, indicato un primo passo, ineludibile, per uscire dal tunnel non è quello di nuovi piani economici o finanziari, bensì la messa a punto di una riforma del sistema giudiziario. Senza giustizia non si può combattere la corruzione, le clientele, l'evasione e l'impunità che hanno affossato il Paese.

La crisi politica. Arriva da lontano, per entrambi i Paesi, Grecia e Argentina. L'eredità delle dittature, quella dei colonnelli greci e quella dei militari argentini, è stata devastante. «L'ultima dittatura - iniziata nel 1976 e finita nell'83, ndr, - ha sporcato la politica», spiega Lucrecia Martel, regista del film , parodia della disgregazione sociale del Paese. Il dramma dei 30mila desaparecidos ha impedito un necessario ricambio della classe politica. La violenza esercitata dallo Stato sui cittadini ha provocato un trauma collettivo di cui si dibatte solo da pochi anni. E al tempo stesso ha reso la politica un'attività non desiderata, le migliori forze intellettuali del Paese hanno scelto altre carriere.

La crisi sociale. La disoccupazione alle stelle, il taglio degli stipendi e delle pensioni , il ridimensionamento del Welfare state hanno disarticolato la società. Proprio come avvenuto per gli argentini. Luis Hornstein, psicoanalista, parla di «vincoli sociali polverizzati», dopo che la globalizzazione, altrove foriera di risultati migliori, «ha creato un nuovo non-personaggio, l'escluso». Vivere in un Paese instabile, senza possibilità di programmare il futuro è faticoso: la perdita di lavoro, soldi, relazioni affettive spinge milioni di persone alla perdita di autostima. «Non ho futuro», «Non ho le forze», «Non sono capace», sono i momenti costitutivi della depressione, prima personale e poi collettiva.

© Riproduzione riservata