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Il clan Aracri sa arrivare fino a Dubai

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INDAGINE AEMILIA

Il clan Aracri sa arrivare fino a Dubai

Chissà, forse Birzebbugia, località turistica di 9.387 abitanti a sud di Malta, la cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) il 5 maggio 2011 l’aveva scelta come base dei propri affari internazionali perché il motto del paese è “pace e salute a tutti”.

La pace l’avevano trovata a Curate Fenech Street – dove si concentrano migliaia di società di tutto il pianeta – al punto da far girare miliardi in giro per mezzo mondo, attraverso una serie di società edili ramificate in Italia.

Il secondo filone dell’indagine Aemilia – che il 28 gennaio vide l’arresto di 117 persone e 224 indagate – ha invece seriamente minato la salute della cosca, visto he il 16 luglio i Carabinieri hanno eseguito in Emilia-Romagna e Lombardia misure di custodia cautelare emesse su richiesta della Dda di Bologna nei confronti di nove persone (gli indagati sono 19) ritenute appartenenti o “fiancheggiatori” della ’ndrangheta attiva tra Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena, Verona, Mantova e Cremona. Il sequestro di 330 milioni tra società (compresa quella di diritto maltese), beni e attività commerciali, appare solo la punta di un iceberg.

Già, perché investigatori e inquirenti, con una serie di complesse ricostruzioni societarie accompagnate da intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno scoperto che se la Calabria sta strettissima alla cosca Grande Aracri e mezzo centro-nord gli sta stretto, un po’ più larga si sente nel mondo.

Il 15 giugno 2013 gli investigatori sentono parlare di un investimento nel Ghana per 200 milioni. Pensano ad una “sparata” dell'esponente ritenuto al vertice della cosca in Emilia ma si ricredono l’11 marzo 2015 (cioè pochi mesi fa) quando un indagato continua a parlare degli affari in Ghana, oltre che in Albania dove il business, questa volta, è un appalto per 7 km di strada, del valore di 4,5 milioni.

Bazzeccole, quisquilie, pinzillacchere, avrebbe detto Totò, in confronto alle cifre che giravano in Bulgaria (160 milioni) nel contratto stipulato il 25 febbraio 2012 per edificare un complesso alberghiero presso il lago di Batak, comune di 7.484 anime sui Monti Rodopi e in quello firmato poco prima per realizzare tutta la parte progettuale per la costruzione di alloggi destinati ai militari della Costa d'Avorio, del valore di 150 milioni. Soldi, tanti soldi da investire ma la lotta era dura pur senza paura, tra conflitti interni (ad un certo punto non si sa bene che fine abbiano fatto decine di milioni) e guerre ai colossi “cinesi” che pretendevano perfino di vincere le gare.

L’Africa e l’Europa stavano comunque strette ed allora meglio espandersi verso il Golfo Persico nell’Emirato di Dubai, per il quale due indagati, in un dialogo intercettato il 12 febbraio 2014, si danno appuntamento per discutere degli eventuali sviluppi commerciali preliminarmente avviati in quel Paese. Uno dei due, che non è partecipe o concorrente esterno della cosca cutrese, ha il pallino fisso delle sedi all’estero (si avverte l'esigenza di replicare la creazione di meccanismi di interposizione fittizia in modo da creare apparenze che dissimulino la realtà finanziaria, annota il Gip Alberto Airoldi a pagina 110 dell'ordinanza) e vuole riprovarci. Gli investigatori intercettano tre telefonate del 25 maggio, del 19 e del 24 giugno 2015, in cui fa riferimento ad una fiduciaria estera che deterrà le suo quote. La Procura di Bologna non sa ancora se e dove sia stata costituita la nuova compagine societaria.

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