Commenti

Mille marchi per il cibo italiano

  • Abbonati
  • Accedi
EXPO 2015 AL GIRO DI BOA

Mille marchi per il cibo italiano

Giro di boa per l'Expo di Milano. Come stanno andando gli affari per le nostre imprese agroalimentari, a tre mesi dall'avvio e a tre, ormai, rimasti da sfruttare? Il padiglione CibusèItalia (420 aziende, mille marchi in tutto) snocciola i suoi numeri: 2mila incontri B2b con otto delegazioni di buyer dal mondo. E i primi contratti d'ordine cominciano a vedere la luce.

All'Expo, il Padiglione CibusèItalia raccoglie 420 aziende - in tutto mille marchi - dell'eccellenza alimentare italiana. Dalla A di Agugiaro & Figna alla Z di Zuccato. In tre mesi, dal padiglione sono transitate otto delegazioni di buyer esteri, che hanno partecipato a quasi 2mila incontri B2b con gli espositori italiani e hanno visitato oltre 40 stabilimenti produttivi sparsi sul territorio.

L'Expo arriva questa settimana a metà del suo percorso. E per sapere come stanno andando gli affari per le nostre imprese non c'è osservatorio migliore del Padiglione CibusèItalia: non c'è luogo, infatti, dove si concentrino così tante aziende italiane dell'agroalimentare (che è e resta il tema al centro della manifestazione). E non c'è luogo dove avvenga un numero altrettanto alto di incontri business: lo stesso Padiglione Italia, ricordano gli addetti ai lavori, in sei mesi accoglierà meno delegazioni, che per di più si incontreranno solo con le aziende partner ufficiali di Expo.

A CibusèItalia, dopo la pausa agostana - è vero che l'Expo è un affare global, ma siamo pur sempre italiani - di delegazioni ne arriveranno altre sette: attesissima quella a stelle e strisce del 6 settembre. Tutta questa mole di incontri (alla fine, saranno 300 i buyer internazionali in visita) è frutto del lavoro congiunto di Fiere di Parma, Federalimentare e Ice. Uno sforzo che, alla fine, verrà a costare in tutto oltre 1,6 milioni di euro. «Con Federalimentare e Fiere di Parma - ricorda il direttore generale dell'Ice, Roberto Luongo - abbiamo cominciato a lavorare l'estate scorsa e a dicembre eravamo già a pieno ritmo. Abbiamo incrociato la banca dati degli espositori alla fiera Cibus con quella dei contatti Ice all'estero: il risultato è stato una lista dei principali buyer internazionali, che abbiamo invitato per farli incontrare con le aziende italiane».

I risultati di questi incontri? Tiziano Freccia, direttore commerciale estero della Rodolfi Mansueto, conservieri a Parma dal 1896, è tra i più soddisfatti: «In soli cinque viaggi a Milano abbiamo stretto la mano a una quarantina di potenziali buyer da tutto il mondo: incontrarli tutti nei loro Paesi d'origine ci sarebbe costato molto di più. Abbiamo già firmato ordini con il Canada e con la Colombia, mentre li stiamo finalizzando con il Montenegro e la Tasmania. Se nei prossimi tre mesi di Expo non chiudessimo altri contratti, potrei dirmi soddisfatto lo stesso». Anche il Gruppo San Carlo ha un giudizio positivo: «Abbiamo avuto l'opportunità di avviare numerose relazioni soprattutto con realtà presenti in Asia e Medio Oriente», fanno sapere dal quartier generale di Milano.

«Quello che mi piace di più, di tutta questa nostra iniziativa - spiega Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma - è però la naturale attività di networking che si sta creando fra le imprese italiane che espongono nel padiglione. Una sorta di community collaborante che si scambia informazioni e che prova concretamente a fare squadra sui mercati esteri».
Gianni Babbi, titolare dell'omonima industria dolciaria romagnola, invece non ci sta: «Di ordini non si vede l'ombra - dice - tornassi indietro, non entrerei nel Padiglione, ma spenderei gli stessi soldi per fare un paio di fiere internazionali di settore. Renderebbero di più».

Gli risponde Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare: «Gli incontri sono stati pensati per chi ha già una mentalità orientata all'export. Per vendere all'estero ci sono le certificazioni da fare, la logistica da valutare: di ordini subito, ormai, non ne arrivano più nemmeno alle fiere nazionali». Scordamaglia è talmente soddisfatto del format di CibusèItalia che è pronto a portarlo all'Expo di Dubai nel 2020: «Certo non abbiamo ancora fissato i budget - scherza - ma al progetto stiamo pensando seriamente».

© Riproduzione riservata