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E nel caos torna la voglia di isolarsi

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Scenari

E nel caos torna la voglia di isolarsi

Nell'immaginario collettivo di un'isola, l'invasione dal continente resta minaccia suprema. Anche quella per “ragioni umanitarie” che va in scena in queste ore fra Calais e Dover e che sta mettendo a dura prova le relazioni fra Londra, Parigi e gli amministratori dell'Eurotunnel, nonostante le parole di appeasement sfoderate ieri dal premier britannico David Cameron. “Dobbiamo lavorare con la Francia – ha detto da Singapore – non c'è motivo di dar la caccia a un responsabile..Siamo preoccupati e per questo dobbiamo adottare nuove misure di sicurezza”.

Per il momento quella più evidente finanziata da Londra ha la silhouette di un filo spinato da 7 milioni di sterline da stendere attorno a Coquelles. Tanto costerà rinforzare la recinzione che dovrà contribuire a fermare la voglia di libertà che arriva dal sud del mondo e spera di sfogarsi oltre le bianche scogliere britanniche dove non c'è carta d'identità, dove lo stato sociale è storicamente generoso, dove lo status di rifugiato è spesso riconosciuto con maggiore liberalità. I motivi per attraversare la Manica sono tanti quanti quelli di imbarazzo per il governo Cameron che è nel pieno di una complessa trattativa con i partner per ottenere clausole di autoesclusione dall'Unione europea. L'immigrazione intra ed extra Ue è un punto centrale della rivolta degli eurofobi. E ieri il leader dell'Ukip, Nigel Farage, è andato per le spicce chiedendo di mobilitare l'esercito senza neppure specificare dove, lasciando il sospetto che intendesse in territorio francese. I soldati, secondo l'ispiratore dell'Unitend kingdom independence party, dovrebbero controllare gli automezzi che cercano di varcare il confine. “Applaudo alla spesa extra in sicurezza – ha detto Farage riferendosi alla riunione del Comitato Cobra per le emergenze a Downing street – ma il messaggio che si leva da queste terre deve essere molto più netto. Chiunque passi da quella strada deve sapere che non potrà restare”.

Quanti ci siano già riusciti non si sa, ma il timore è così elevato da aver convinto le autorità che gestiscono il traffico fra le due sponde del canale – Eurotunnel compreso – ha chiedere di rallentare il movimento. La crisi ha provocato ritardi enormi nelle pratiche transfrontaliere con, talvolta, un solo treno all'ora, rispetto alla programmazione normale che ne prevede fino a sei ogni sessanta minuti. La M20, grande arteria dell'Inghilterra meridionale è stata chiusa in alcuni tratti con un fortissimo rallentamento nel traffico di merci e anche in quello dei turisti in piene ferie estive. La gestione di un caos crescente con centinaia di automezzi bloccati per la lentezza dei controlli va sotto di Operazione Ingorgo. Un'intonazione umoristica che non attenua il rischio politico in un Paese affetto da eurofobia crescente. E, per questo, sempre pronto a puntare il dito contro la cattiva gestione delle politiche comuni.