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Fondi Ue, corsa per centrare il target 2015

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risorse 2007-2013

Fondi Ue, corsa per centrare il target 2015

  • –di Alessandro Arona

Saranno anche i “progetti restrospettivi”, e cioè lo spostamento contabile su progetti già realizzati con altri fondi nazionali, a salvare i programmi italiani con fondi Ue 2007-2013 (in gran parte al Sud) dal rischio della revoca per mancato rispetto dei termini di spesa. Ad ammetterlo è la direttrice dell’Agenzia della Coesione Maria Ludovica Agrò.

«Stiamo lavorando a testa bassa con Regioni e Ministeri – dice la Agrò – per riprogrammare le risorse e poi per rendicontare la spesa, e contiamo di centrare l’obiettivo di non perdere fondi europei. Certo una parte rilevante della spesa residua per raggiungere l’obiettivo sarà ottenuta, oltre che riprogrammando all’interno degli stessi programmi, con i cosiddetti progetti retrospettivi».

Si tratta di un meccanismo, ammesso dai regolamenti europei, che consente, in caso di ritardo nella spesa, di spostare la rendicontazione su progetti compatibili, ma già realizzati e spesi con fondi ordinari di Stato o Regioni. Si mandano dunque a Bruxelles fatture per opere “compatibili”, già fatte, così si riesce a rispettare i target, senza però creare sviluppo, né aumentare il Pil. «Si tratta comunque di fondi aggiuntivi – precisa la Agrò – perché verranno in gran parte da opere finanziate con i fondi coesione».

In base all’ultimo monitoraggio ufficiale al 31 maggio l’Italia deve ancora spendere, entro il 31 dicembre 2015, 12,3 miliardi di euro (75% europei, 25% nazionali) sui programmi comunitari 2007-2013 per le aree svantaggiate, rispetto a un totale di 46,6 miliardi. Negli anni scorsi, nonostante l’accelerazione impressa a partire dal 2012, la spesa è cresciuta dai 5,6 miliardi del 2012 ai 6,8 del 2013 ai 7,8 del 2014, ma quest’anno restavano da spendere 13,6 miliardi. Da gennaio a maggio ne sono stati spesi 1,3, ne restano da spendere 12,3 (il 26,4% del totale). È evidente che, se parliamo di spesa “nuova”, si tratta di una mission impossible, anche perché alcuni programmi sono messi malissimo: il Pon Infrastrutture deve ancora spendere il 50,2%, il Por Fesr Sicilia i 43,5%, il Por Campania il 41,2%, il Por Calabria il 40,3%.

«Un ritardo così rilevante non si è mai visto, non c’è dubbio» spiega la Agrò, da sei mesi al timone dell’Agenzia, nominata dal governo Renzi. «La programmazione 2007-13 è stata colpita dalla crisi e dai conseguenti vincoli a vari livelli dei Patti di stabilità». Solo questo? «Naturalmente – risponde – nessuno lo nega, pesano le annose fragilità di molte amministrazioni pubbliche. E il nostro compito chiave, sul 2014-2020, sarà proprio quello di affiancare le amministrazioni nell’organizzazione e nella gestione passo dopo passo della spesa». Ce la farete a centrare l’obiettivo di spesa al 31 dicembre 2015 (che va certificato a Bruxelles entro il 31 marzo 2017)? «Stiamo facendo un lavoro serrato con gli enti responsabili dei piani più in ritardo, cercando di sfruttare ogni flessibilità contenuta nei regolamenti. Sarà una riprogrammazione step by step, come già facciamo da mesi. E credo che alla fine riusciremo, nel marzo 2017, a evitare perdite di fondi». Questo significa che spenderete davvero 12 miliardi per lo sviluppo entro fine anno? «È inutile che lo neghiamo – risponde Agrò – una parte importante del risultato sarà ottenuto contabilizzando spesa già fatta con altri fondi “aggiuntivi”. Tuttavia è importante dire che non si tratta di spesa per opere inutili o per spesa corrente: sono sempre progetti del tutto simili a quelli in ritardo, ad esempio sempre opere ferroviarie di Rfi o stradali dell’Anas».