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Portorico, Grecia e la lezione per Schäuble

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Portorico, Grecia e la lezione per Schäuble

È ufficiale: pagando solo $ 628.000 dei $58 milioni in scadenza ieri il governo del Portorico ha fatto default. Eppure i mercati finanziari sono tranquilli, non si parla di Portorexit.

Non ci sono le code agli sportelli delle banche portoricane, e non ci sono proteste per le strade dell’isola che ricordano agli americani le loro colpe nell'aver represso nel sangue il movimento indipendentista negli anni 30. Perché?

Grecia e Portorico hanno molti aspetti in comune. Entrambi sono una piccola parte di una grande unione monetaria (l’euro in un caso, il dollaro nell’altro) e quindi non hanno controllo sulla propria valuta e non possono svalutare in caso di crisi. Entrambi non fanno parte di una vera unione politica (il Portorico non è uno stato americano ma solo un territorio, senza una vera rappresentanza politica). Entrambi hanno una storia politica di corruzione, molto superiore a quella del resto dell’unione (nell’indice di controllo della corruzione, dove i paesi migliori hanno un punteggio di 2.5 e i peggiori di -2.5, il Portorico ha un punteggio di 0.5 contro 1.3 degli Stati Uniti e la Grecia di -0.1 contro 1.1 dell’Unione Europea). Entrambi hanno un clima non molto favorevole al business. Nella classifica della facilità di fare business (Ease of Doing Business) Portorico arriva 47esimo e la Grecia 61esima. Non sorprendentemente entrambi i paesi hanno gravi difficoltà finanziarie.

A parte la dimensione (il debito di Portorico è di 70 miliardi contro i 300 della Grecia), il motivo per cui la crisi del Portorico non è così grave come quella greca è da ricercarsi nel diverso impianto istituzionale delle due unioni monetarie. Innanzitutto, il diverso trattamento del debito statale a fini regolatori. Grazie alle regole di Basilea II e a come queste regole sono state interpretate dall’ordinamento bancario europeo, i titoli greci in quanto sovrani sono stati considerati sicuri e come tali esenti da qualsiasi riserva di capitale di rischio per tutte le banche europee. Prima del 2010 questo spinse le banche europee ad imbottirsi di titoli di stato greco, con l’effetto di amplificare la crisi a livello europeo e di creare un legame perverso tra solvibilità dello stato e solvibilità delle banche. Nulla di tutto questo è successo con il debito di Portorico. Grazie a questa scelta la Federal Reserve americana non controlla la sopravvivenza delle banche (e del governo) di Portorico come la Banca Centrale Europea ha fatto con la Grecia. E sempre grazie ad essa la prospettiva di una ristrutturazione del debito di Portorico non provoca effetti sistemici sul sistema bancario di americano.

La seconda differenza è che l’unione bancaria con Portorico (a differenza di quella con la Grecia) è completa. L’assicurazione sui depositi (fino a $250mila) delle banche portoricane è garantita da fondi federali e quindi non a rischio durante la crisi. Non a caso il fondo federale ha salvato tre banche nel 2010 e 1 nel 2015, con un costo pari al 7% del Prodotto Interno Lordo di Portorico. Il fondo europeo, creato solo nel 2012, non avrebbe oggi le risorse per fare altrettanto in Grecia.

Per finire, Portorico riceve dei trasferimenti federali. Prima della crisi questi ammontavano a circa il 13% del Pil portoricano e poi sono saliti al 21% durante la crisi. La Grecia invece riceve trasferimenti netti dall’Europa per circa il 3% del proprio Pil e questi trasferimenti non sono aumentati nel momento di crisi.

Nonostante queste differenze, Portorico ha fatto default. Quindi introdurre queste regole in Europa non eliminerebbe il rischio di default: ne ridurrebbe solo le conseguenze negative. Dall’inizio della crisi il Pil del Portorico è sceso “solo” del 9% contro il 25% dei quello greco. Oggi la disoccupazione in Portorico è “solo” del 14% contro il 27% della Grecia. Non sorprende quindi che anche le conseguenze sociali e politiche siano molto meno drammatiche nel paese caraibico che in quello ellenico.

È sbagliato quindi vedere una maggiore integrazione europea come la cura di tutti i mali. Come Portorico dimostra, se un paese non è competitivo e non gestisce correttamente la propria finanza pubblica, prima o poi ne paga il fio, con o senza maggiore integrazione. Questa Europa, però, non solo non ha meccanismi per ridurre le conseguenze negative di queste crisi, ma sembra disegnata per amplificarne il costo per il Paese coinvolto. Di questo dovrebbe tener conto anche il ministro tedesco delle finanze Schauble, che aveva scherzato sul paragone Portorico-Grecia. Se si vuole salvare l’idea di Europa, gli ammortizzatori federali sono necessari. A meno di non voler mandare l’esercito, come fecero gli Americani negli anni 30.

English version / What Schauble should learn from Puerto Rico

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