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L’Europa si salverà solo se sarà federale

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UNIONE SOTTO ATTACCO

L’Europa si salverà solo se sarà federale

Una serie di violenti attacchi si è recentemente rovesciata sull’Europa, senza che nessuno di essi sia stato decentemente contrastato. Il primo, e certamente uno dei più pericolosi, è rappresentato dal debito pubblico della Grecia che, accompagnato con antiquate ideologie – quale quella dell'austerity, preteso strumento di crescita –, sta trascinando con sé anche il destino dell’euro. La situazione della Grecia, in continua altalenante via di soluzione, ha posto tra l’altro due grossi problemi: l’uno riguarda il totale deficit di democrazia nell’Unione europea, l’altro concerne l’abbandono della sovranità economica nei singoli Stati membri, sostituita dalla finanza globale e ancor più concretamente dalla troika, oramai despota sovrana anche delle economie interne.
Il secondo attacco, sotto certi aspetti ancor più grave, è quello delle migrazioni, che hanno colpito da tempo largamente il nostro Paese, rendendo il Mediterraneo un vero e proprio cimitero marino.

Ma quella crisi si è ora pesantemente estesa al nord Europa, rinverdendo, coi circa tremila migranti disperati a Calais, che cercano di forzare la loro via nel canale della Manica, la vecchia e mai sopita storica frizione anglo – francese. Vero è che più di centomila rifugiati o migranti sono arrivati in Europa quest’anno attraverso il Mediterraneo. Tutto ciò fa parte di una vasta ondata migratoria che l’Unione Europea, senza idee, non riesce ad affrontare e che combatte con provvedimenti inefficaci e con raffazzonate armi ideologiche. Il terzo attacco all’Unione europea è il contrasto che si sta creando all’interno degli Stati, con posizioni distruttive di uscita dall’Unione: quella (Grexit) prevista come una delle possibili soluzioni (si fa per dire), della situazione greca, e quella minacciata dal primo ministro David Cameron, di abbandonare con un referendum l’Unione (Brexit), che la vicenda di Calais ha di recente favorito. Né va dimenticata l’Ucraina e l’alternativa che si pone ai margini dell’Europa, rappresentata dalla Russia di Vladimir Putin.

Aciò si aggiunga la posizione dominante acquisita dalla Germania che – messo da parte ogni altro problema – si è giovata, a danno degli altri Stati, del cambio alla pari euro / marco, con una conseguente svalutazione del 40%. Ciò ha enormemente agevolato le esportazioni tedesche e favorito la crescita economica della Germania riunificata.
Il quarto assalto è indirizzato direttamente ai cittadini europei dai media, che hanno ridotto il grave problema dell’Europa ad un noioso e ripetitivo gioco tra personalità più o meno provviste di fascino comunicativo, come Angela Merkel, Wolfgang Schäuble, Alexis Tsipras e Gianis Varoufakis. È così che la confusione aumenta, tant'è che si è persino sostenuto che l’idea dell’Europa non esiste più; al ché si potrebbe replicare che non sono le idee che defungono, ma sono gli uomini che le dimenticano.

Certo più consistente e intellettualmente stimolante appare invece l’attacco proposto dal filosofo Emanuele Severino sul Corriere della Sera lo scorso 3 agosto dove, in applicazione della sua premessa, che vuole in crisi non solo la politica, ma i tutti valori della tradizione occidentale, tende a dimostrare come lo Stato non sia più politico, ma economico e comunque stia cedendo alla “tecnica” la guida della società. Di conseguenza, a suo parere, anche un Super Stato europeo soccomberebbe alla potenza prodotta dalla tecno - scienza, che lascerebbe alle spalle “ogni nostalgia del marxismo, della politica, della tradizione morale e religiosa” e insieme tutti i valori di libertà e di democrazia che hanno accompagnato la nascita dell’Europa.

Per la verità, le varie ricette proposte a contrastare gli attacchi e a risolvere la crisi dell’Europa sembrano dar in parte ragione alla tesi di Severino. Infatti, la situazione non cambierebbe di certo con l’istituzione di un ministro del tesoro europeo, secondo le ultime proposte della BCE, che porterebbero ad un’inevitabile rafforzamento dei poteri di quest’ultima e neppure basterebbe la pur corretta introduzione di un’unità fiscale.
Solo un’unità politica effettiva potrà combattere la crisi europea, rispettando anche gli ideali di pace e di assenza di conflitti per i quali era stata costituita. Un’Europa politica federalista potrà allora ristabilire l'ordine mondiale, dopo la fine della pax Britannica e il declino della pax Americana, con un’America in decadenza, secondo il lucido esame geopolitico di Francis Fukuyama nel numero di luglio - agosto di Foreign Affairs.

Insomma, l’Europa non è un tabù, l’Europa siamo noi tutti, anche se inconsapevoli e diffidenti. Questa a parer mio è la ragione che rende tutti i cittadini europei responsabili, ognuno con i modi suoi, della ricerca di una nuova unità, che continui ad evitare i conflitti, a garantire i diritti fondamentali, ed il benessere che nessuna tecnica, che conosce solo il perseguimento del potere, può perseguire.
L’idea della federazione europea in queste dimensioni, non può essere sopraffatta dalla tecno – scienza, pur in globale ed inarrestabile sviluppo, poiché uno strumento pur potente non può distruggere un’idea.

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