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Linee guida per il diritto della proprietà intellettuale

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LA PROPOSTA

Linee guida per il diritto della proprietà intellettuale

«Le società avanzate hanno da tempo capito che attraverso la tutela dei diritti della proprietà di artisti, autori, imprenditori, innovatori e inventori di ogni genere, promuovono una maggiore possibilità di benessere comune; la continua protezione di questi diritti fondamentali è essenziale non solo per lo sviluppo della creatività, ma anche per la competitività e l'innovazione globale».

Con qualche aggiustamento lessicale, sembra di leggere un passaggio dei «Due trattati sul governo» (1690) di John Locke, in cui il grande filosofo inglese – in linea con la tradizione giusnaturalista – afferma che tra i diritti naturali vi è anche quello della cosiddetta property. Lo Stato, per non violare il contratto sociale, ha il compito di tutelare i diritti naturali inalienabili propri di tutti gli uomini: non solo la vita, la libertà e l'uguaglianza civile, ma anche la proprietà privata.

Non è invece John Locke, siamo molto più vicini ai nostri giorni. È una lettera aperta che la Property Rights Alliance (PRA) – organizzazione affiliata al gruppo dell'Americans for Tax Reform di Grover Norquist, Washington DC – ha inviato alla World Intellectual Property Organization (WIPO) e al suo direttore generale Francis Gurry per stimolare forti protezioni per tutti i tipi di proprietà intellettuale.

La coalition letter è firmata da 85 organizzazioni di 51 Paesi del mondo – anche italiane, tra cui Think-in – e chiede ai responsabili politici a livello mondiale di prendere in seria considerazione i danni sistematici che la proprietà intellettuale subisce: questa gioca un ruolo fondamentale nel progresso economico, tecnologico e culturale, ma la contraffazione ne rende sempre più difficile la tutela.

La lettera propone alcune linee guida sulla trasparenza e sulla protezione del diritto della proprietà intellettuale che deve essere parte della spina dorsale di ogni economia di mercato del 21° secolo; tale diritto è irrinunciabile per promuovere la concorrenza leale oltre che la libertà di pensiero nel libero scambio. Come sostiene l'articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, i diritti di proprietà intellettuale sono diritti umani fondamentali per il benessere morale e materiale. Creatori e innovatori devono essere protetti da furto e contraffazione.

Anche in Italia il fenomeno della contraffazione e della pirateria ha prodotto e continua a produrre danni ingenti. A livello di ricerca sperimentale, l'Associazione italiana editori (Aie) ha verificato che circa tre quarti dell'offerta legale è disponibile anche in versione pirata nell'arco di circa dieci giorni dalla data della sua pubblicazione. Non è naturalmente cosa agevole stabilire le dimensioni del fenomeno; come tutte le forme di attività illegale, questo tende a non essere facilmente quantificabile. Tuttavia, sulla base di stime di esperienza prudenziali, si parla di diverse decine di migliaia di file unici, cioè titoli, che riproducono libri italiani attualmente disponibili in rete nei diversi formati.

Quello che è invece senz'altro misurabile è il numero di rimozioni che si riesce ad ottenere: il bilancio dell'attività 2013 dell'ufficio antipirateria dell'Aie si è chiuso con oltre 140mila rimozioni di file messi a disposizione del pubblico in violazione di legge e contro la volontà degli aventi diritto; nel 2014 la media delle rimozioni ha superato le 500 unità al giorno.

Il settore più pesantemente colpito è naturalmente quello accademico-professionale, dove il danno stimato è di circa 350 milioni di euro l'anno. Ci sono editori che in questo comparto hanno molto investito, quindi alcuni sono più colpiti di altri dal fenomeno della pirateria. Ciò che è a serio rischio, date le dimensioni del fenomeno, non è solo la proprietà intellettuale ma parte di un'industria. Per un quadro completo è possibile consultare il report dell'Aie stessa «Le isole dei pirati» (a cura di Renato Esposito).

Ecco perché l'iniziativa della Pra va guardata con attenzione. «Garantire che i diritti della proprietà intellettuale siano rispettati e protetti in ogni nazione – dice Lorenzo Montanari, direttore esecutivo dell'organizzazione di Washington DC – significa promuovere la prosperità, l'innovazione e la creatività in tutto il mondo». L'economia globale è anche chiamata economia della conoscenza, non si può pensare alla sua crescita senza tutelarne la materia prima.
Giuseppe Sabella è direttore di Think-in

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