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Schiavi e faide, tutti i tabù dell’emigrazione

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Schiavi e faide, tutti i tabù dell’emigrazione

Tasso Il tasso di immigrazione consentito varia moltissimo da un paese all’altro: il Giappone è rimasto completamente chiuso all’immigrazione a differenza di Dubai dove il 95% dei residenti è straniero. Entrambi, pur con politiche immigratorie differenti, hanno raggiunto un elevato livello di ricchezza.

Polonia Quando la Polonia ha aderito alla Comunità Europea, nel 2004, tutti i paesi membri imposero restrizioni all’immigrazione polacca. Tutti, eccetto la Gran Bretagna. Nel 2003 una stima realizzata dalla pubblica amministrazione inglese aveva infatti indicato che solo 13.000 cittadini dell’Europa dell’Est sarebbero migrati in Gran Bretagna. Nei cinque anni successivi lo hanno fatto cinque milioni di persone.

Francesi Tra il 1945 e il 1975, durante i cosiddetti “Trent’anni Gloriosi”, il reddito pro capite dei francesi triplicò.

Rivoluzione In uno studio di Daron Acemoglu e James Robinson del 2012 si sostiene che la Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688 durante la quale il potere passò dal Re al Parlamento fu la svolta della storia economica mondiale e della Rivoluzione Industriale.

Modello sociale Uno dei principali motivi per cui i paesi poveri sono poveri è la mancanza di un modello sociale efficace, inteso come l’insieme di norme, istituzioni, regole e organizzazioni.

Mondo Immigrati mondiali nel 1960: 92 milioni nel 1960. Nel 2000: 165 milioni. Tra il 1990 e il 2000 (data in cui si fermano i dati mondiali disponibili) c’è stato il maggior aumento sia in termini assoluti che proporzionali della migrazione dai paesi poveri a quelli ricchi.

Preneolitici Secondo uno studio del 2012 di Cunliffe, il 70 percento circa della popolazione britannica attuale discende direttamente dagli abitanti preneolitici della Gran Bretagna, di epoca precedente al 4000 a.C.

Troppi «In Gran Bretagna il 59 percento della popolazione (compresi gli immigrati) ritiene che gli immigrati siano già “troppi”».

Vendetta Gli storici hanno registrato più di 80 conflitti violenti tra gruppi africani prima del 1600. In uno studio condotto nel 2012 Besley e Reynal-Querol li hanno classificati e hanno scoperto che nella maggioranza dei casi la violenza di quattro secoli fa è stata tramandata fino ad oggi. Secondo lo studioso Steven Pinker la vendetta diventa più dura perché le vittime tendono ad esagerare la dimensione del torto subito inizialmente, generando una catena senza fine di ritorsioni.

Schiavi Secondo uno studio del 2011 di Nathan Nunn e Leonard Wantchekon la tratta degli schiavi di secoli fa incide ancora oggi sul basso reddito pro capite dell’Africa. Nel tempo è stata trasmessa in eredità la scarsa fiducia nel prossimo: spesso le persone vendevano ai trafficanti i membri della loro stessa famiglia.

Capitale sociale Il sociologo di Harvard Robert Putnam ha studiato il concetto di “capitale sociale”, utilizzando un ampio campione americano per capire l’effetto dell’immigrazione sulla fiducia. Ha scoperto che più aumentano gli immigrati in una comunità più diminuisce il livello di fiducia tra immigrati stessi e autoctoni. Ma diminuisce anche la fiducia tra i componenti dello stesso gruppo autoctono. Secondo Putnam l’immigrazione riduce il capitale sociale della popolazione autoctona.

Celtico Prima del 400 d.C. in Gran Bretagna solo il 10 percento erano anglosassoni. Si parlava il celtico e il latino. Nel 600 d.C. tuttavia la lingua ufficiale era diventata l’inglese, che non conteneva alcuna traccia del celtico ma era un misto dei dialetti parlati dai coloni. La religione ufficiale all’inizio del V secolo era la religione cristiana che alla fine del sesto secolo era scomparsa.

Bangladesi La metà dei bangladesi di Londra vive nel quartiere di Tower Hamlets. Il quartiere è ostaggio della faida che in Bangladesh oppone i due principali partiti politici: la Lega Awami e il Partito Nazionalista del Bangladesh.

Velo In Gran Bretagna aumentano le donne bangladesi che si velano completamente, mentre in Bangladesh le donne non indossano il velo.

Notizie tratte da: Paul Collier, «Exodus. I tabù dell’immigrazione», Laterza, pp. 304, 24 euro.

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