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Inizia una nuova epoca per i super-musei italiani

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business e cultura

Inizia una nuova epoca per i super-musei italiani

Già il fatto di istituire venti super-musei, dotandoli di piena autonomia, era stata una novità. Ora quella svolta - dettata dal secondo decreto legge sulla Cultura, quello targato Franceschini (il primo aveva la firma di Bray) e meglio conosciuto come il provvedimento che ha introdotto l’Art-bonus - si arricchisce di un nuovo capitolo: per i prossimi quattro anni a dirigere i più famosi luoghi d’arte italiani sono stati selezionati venti direttori-manager, età media 50 anni, sette dei quali stranieri. Massimo equilibrio - all’insegna del politicamente corretto o, più fatalisticamente, solo per un caso - in materia di genere: dieci dei nuovi super-direttori sono donne e altrettanti uomini. Tra i curricula soprattutto storici dell’arte (14) insieme a 4 archeologi, un museologo-manager culturale e a un manager culturale.

Tranne Anna Coliva, che rimane alla guida della Galleria Borghese e che già faceva parte dei ranghi del ministero dei Beni culturali, gli altri direttori hanno provenienze diverse, come i quattro italiani che lasciano un incarico all’estero.Tutti sono stati selezionati da una commissione presieduta da Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, e di cui facevano parte Lorenzo Casini (professore di diritto amministrativo alla Sapienza ed esperto di legislazione per il patrimonio culturale), Claudia Ferrazzi (segretario dell’Accademia di Francia di Roma ed ex vice amministratore generale del Louvre), Luca Giuliani (professore di archeologia classica e rettore del Wissenschaftskilleg, istituto di ricerca a Berlino) e Nicholas Penny (storico dell’arte, direttore della National Gallery di Londra).

La commissione ha vagliato 1.222 candidature, di cui 80 straniere, arrivate a seguito di una gara internazionale bandita a gennaio dai Beni culturali e ha proposto al ministero una terna di nomi per ciascun museo. Il ministro Franceschini ha poi scelto, all’interno di quella terna, i nomi dei direttori dei sette musei di prima fascia - Galleria Borghese, Uffizi, Galleria Nazionale di arte moderna, Accademia di Venezia, Capodimonte, Brera e Reggia di Caserta: i responsabili hanno la qualifica di direttore generale e percepiscono una retribuzione di 145mila euro annui lordi, ai quali si può aggiungere una retribuzione di risultato di massimo 40mila euro - mentre Ugo Soragni, responsabile della direzione musei del ministero, ha indicato gli altri 13 direttori dei musei di seconda fascia, i quali hanno uno stipendio di 78mila euro annui lordi e una retribuzione di risultato di massimo 15mila euro.

Così si compie un altro passo avanti nel riassetto dei Beni culturali. Ora nei venti musei si dovranno insediare i consigli di amministrazione e i comitati scientifici e i direttori dovranno rimboccarsi le maniche per sviluppare politiche di tutela e valorizzazione dei beni sotto la loro custodia, inserendole all’interno di strategie di integrazione con il territorio. Non dovranno, inoltre, disdegnare il reperimento di risorse private attraverso campagne di fundraising.

«Con queste venti nomine di così grande levatura scientifica internazionale - ha commentato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschni - il sistema museale volta pagina e recupera un ritardo di decenni, ponendo le basi per una sua modernizzazione».

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