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La scommessa audace del leader

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Scenari

La scommessa audace del leader

Cinque settimane fa a Bruxelles aveva avuto l’audacia della capitolazione, solo contro tutti, contro il diktat di un’Europa lanciata sulla scorciatoia Grexit, ansiosa di semplificazioni politico-culturali, esasperata dagli eterni sofismi e dalle infinite complicazioni elleniche. Per salvare il suo paese da una catastrofe certa, forse memore di Leonida alle Termopili, Alexis Tsipras non aveva esitato a immolarsi immolando tutto: credo ideologico, promesse elettorali, coesione interna di Syriza, il suo partito, e di qui la sua maggioranza parlamentare.

Il voltafaccia era stato accolto dai più con estremo scetticismo, il gesto disperato di un giovane clown dell’improvvisazione politica con le spalle al muro, di un demagogo di estrema sinistra del tutto impari al compito di governo: in casa e a fianco dei partner europei.

Ivece per la seconda volta il quarantenne ingegnere greco, che dieci anni fa aveva deciso di cambiare mestiere, ha saputo sorprendere i suoi implacabili e furenti creditori: dopo aver perso sei mesi passeggiando nell’irrealtà tra provocazioni ideologiche e rivendicazioni improbabili, in 30 giorni ha chiuso il negoziato con l’accordo per il terzo salvataggio della Grecia.

Ottenendo 86 miliardi in cambio di un pesantissimo programma di riforme accompagnato però da un rigore nei conti alquanto attenuato.

Poi ieri, 20 agosto, scampato il nuovo giorno del giudizio con il puntuale pagamento della prevista rata da 3,2 miliardi alla Bce grazie ai primi 13 miliardi di aiuti europei, ha preso con tempismo temerario la terza decisione della sua breve carriera politica.

Perduta la maggioranza parlamentare per l’ammutinamento di un terzo del partito, forte di una larga popolarità personale ma conscio di poterla perdere rapidamente quando il programma di riforme comincerà a mordere con i nuovi tagli alle pensioni e gli aumenti delle tasse, il premier ieri ha deciso di giocare d’anticipo annunciando le dimissioni e fissando al 20 settembre la data delle nuove elezioni.

La scommessa è un rischio calcolato: vincere liberandosi della fronda estrema di Syriza, pescare nel bacino del voto moderato contando sulla debolezza dei partiti di opposizione e magari capitalizzando anche sugli elogi ricevuti persino da un “falco” instancabile come il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble per la serietà del suo impegno europeo. Quindi tornare al Governo più forte, con una maggioranza parlamentare più stabile e margini di manovra più ampi per affrontare l’autunno caldo che l’attende.

In ottobre ci sarà infatti la prima verifica europea del nuovo programma di assistenza e l’avvio dei negoziati per la ristrutturazione del debito greco. Due scogli estremamente insidiosi. Nel primo caso la condizionalità è incalzante e draconiana, qualsiasi scostamento dalla tabella di marcia concordata potrebbe interrompere il flusso degli aiuti. Nel secondo è in ballo una boccata di ossigeno a un Paese commissariato e in ginocchio, il cui onere debitorio è insostenibile per opinione generale, Fmi in testa. Si sa già però che la partita tra Fondo, Schäuble e Tsipras sarà durissima. L’esito non è scontato.

Se dovesse riuscire a superare brillantemente anche questa terza prova, tenendo poi ferma la barra del risanamento e della modernizzazione della Grecia, Tsipras potrebbe non solo procurarsi un giorno un posto nell’Olimpo dei grandi statisti greci ma diventare anche una figura di riferimento della nuova politica europea: l’uomo che, evitando Grexit con un’incredibile e lungimirante testa-coda ideologico, ha salvato non solo il suo Paese ma anche l’euro. Mostrando che il coraggio della flessibilità mentale, dote rara nella cultura e nella dottrina europea ma decisiva per cavalcare con successo le sfide del mondo globale, in fondo è un obbligo morale per tutti. In politica come in economia. E in Europa per poter continuare a stare insieme. E tornare
a crescere.

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