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Quel terrorismo di matrice intellettuale

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Quel terrorismo di matrice intellettuale

Dimenticare «Perdono e vendetta sono due reazioni naturali e comprensibili. Ma possono essere due manifestazioni della voglia di dimenticare. Ed è proprio dimenticare che non bisogna» (Carol Beebe Tarantelli, Io, vedova delle Br, vi dico, 1986).

Bilancio Bilancio del terrorismo in Italia: quasi 200 morti, migliaia di feriti e innumerevoli attentati. «Un caso imparagonabile al resto d’Europa per durata, intensità e radicamento sociale».

Peci Il blitz di via Fracchia a Genova, «un duro colpo inferto al terrorismo proprio nella città dove esso pareva inespugnabile», era stato reso possibile dalle rivelazioni del brigatista Patrizio Peci, il primo grande pentito, arrestato poche settimane prima, nel febbraio 1980.

1980 «Il 1980 fu un anno difficile su cui gravò il peso di tragedie ed emergenze diverse. Ai 3000 morti e 10.000 feriti del terremoto in Irpinia deve essere aggiunta l'oscura vicenda dei fondi per la ricostruzione, che finì per irrobustire la camorra. Sul fronte eversivo, nonostante la flessione degli attentati, il 1980 fu il peggiore di tutti gli anni di piombo in termini di sacrificio di vite umane. Le vittime furono ben 125, su cui incisero gli 85 morti della strage alla stazione di Bologna, che segnò il drammatico riaffiorare dello stragismo, e gli 8 omicidi dell’eversione di matrice fascista (e per completare il quadro andrebbero aggiunti anche i morti di Ustica). Un terrorismo forse più debole e isolato ma più feroce, secondo una tendenza che avrebbe trovato conferma nei due anni successivi».

Organizzazioni Secondo una stima la galassia della sinistra eversiva contava 68 organizzazioni, «24 maggiori, 23 minori e 21 sigle di riviste o gruppi inquisiti, ma formalmente legali».

Marx «Cercavano i terroristi tra i nipoti di Carlo Marx, ne trovano uno tra i figli di Donat Cattin» (commento attribuito al dirigente Pci Giancarlo Pajetta nella primavera 1980, quando si scoprì che uno dei massimi dirigenti di Prima linea, il fantomatico «comandante Alberto», era Marco Donat Cattin, figlio di Carlo, vicesegretario unico della Dc e più volte ministro).

Carcerati Secondo una ricerca statistica pubblicata nel 1984 dalla cooperativa carceraria di Rebibbia Syntax error, «i detenuti politici – arrestati in più dell’80% dei casi tra il 1978 e il 1983 – si confermavano delle figure del tutto inedite nella storia del pianeta carcere. Nati prevalentemente nella parte centrale degli anni ’50, in schiacciante maggioranza maschi (la componente femminile, pari al 20,91%, era anch’essa una novità, perché nella detenzione comune le donne rappresentavano solo il 5%), avevano una istruzione superiore alla media del carcere e di tutto il paese: il 31,52% aveva frequentato l’università e l’11,52% aveva conseguito la laurea; gli operai costituivano il 38,75%, gli impiegati e gli insegnanti il 34,17%. (…) Sensibile – e assai significativa da molti punti di vista – era la crescita dei giovani al di sotto dei 25 anni nella popolazione carceraria, dal 20% del 1960 al 40% del 1981».

Simpatizzanti In Italia, un documento della Cia dell’aprile 1982 «calcolava un milione di simpatizzanti delle Br (e ne contava ancora 600.000 nel 1983)».

Pentiti «Il generale Dalla Chiesa ha raccontato di aver vinto la resistenza di Peci e Barbone proponendo loro la collaborazione in termini di una resa al capo militare, al generale nemico. Con i primi pentiti comune fu la promessa di una legge ad hoc, ma anche di denaro, di condizioni carcerarie migliori e di espatrio in luoghi confortevoli. Generalmente si facevano presenti i vantaggi che il terrorista ne avrebbe tratto, insinuando talvolta il dubbio che altri militanti avessero già tradito e insistendo anche sul pericolo che i familiari avrebbero potuto correre».

Insulti Insulti rivolti al pentito Patrizio Peci: “Cadavere ambulante”, “zombie”, “carogna”, “verme immondo”, “pidocchio infame”.

Notizie tratte da: Monica Galfré, La guerra è finita. L’Italia e l’uscita dal terrorismo 1980-1987, Laterza 2014, pp. 270, 22 euro.

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