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Il pomodoro gioca la partita globale

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la fusione italiana

Il pomodoro gioca la partita globale

La fusione di due dei principali player italiani del pomodoro - Consorzio Casalasco (Pomì) e Agricoltori riuniti piacentini - con la creazione del terzo gruppo europeo del settore mette l’Italia sulla stessa strada dei grandi produttori mondiali. Aggregazioni per creare imprese con uno status dimensionale che consenta di creare economie di scala per competere sui mercati.

La qualità da sola non basta. Ovvero, può bastare per le nicchie, ma diventa un requisito insufficiente se si vuole affrontare il mare aperto della grande distribuzione sui mercati internazionali in cui i colossi americani e cinesi la fanno da padrone, ma anche i competitor spagnoli e portoghesi (che hanno imprese di dimensioni maggiori delle nostre) ci danno filo da torcere.

Il processo non riguarda solo il pomodoro. L’agroalimentare è attraversato da questa tendenza che non è destinata a esaurirsi. La birra, il caffè, il cioccolato hanno appena visto concretizzarsi operazioni di questo genere. L’Italia è stata protagonista con Ferrero, Lavazza, Illy, solo per citare gli ultimi casi. È bene non fermarsi. Il rischio è finire marginalizzati. Anche in settori in cui siamo grandi protagonisti.

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