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Per tagliare la spesa rileggiamo Adam Smith

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Italia

Per tagliare la spesa rileggiamo Adam Smith

Complici le tante “feste dell'Unità”, negli ultimi giorni si è tornati a parlare della necessità di ridurre la “dimensione” dello Stato, anche per ridurre un po' la spesa pubblica e quindi poter ridurre la pressione fiscale. Ma è davvero un problema di dimensione e quindi solo di soldi ?
A ben guardare, il tema è stato affrontato fin dall'origine della scienza economica. La “Ricchezza delle Nazioni” (1776) è ancor oggi famosa perché è la prima teoria di una economia di mercato e della “mano invisibile” che ne garantisce il buon funzionamento. Ma se si ha la pazienza di leggere l'intera opera, alla fine si trovano anche 100 utili pagine sulla qualità della spesa pubblica nelle quattro aree fondamentali dell'intervento (regole, istituzioni, risorse, e loro origine) dello Stato. Nel linguaggio di allora, Adam Smith parla di : Difesa, Giustizia, Opere pubbliche ed Istruzione (dei giovani e di persone di tutte le età). Nel linguaggio di oggi, parleremmo di : Sicurezza, Legalità, Infrastrutture e Capitale umano.

Se rileggessimo ciò che sappiamo da 240 anni, forse impareremmo come meglio tagliare le spese inutili e come concentrare l'intervento dello Stato nei beni pubblici più importanti.

Tre cose pubblicate nel 1776 , che ancora oggi mi sembrano molto utili:
Le risorse e le istituzioni appropriate evolvono e crescono al crescere della società in cui viviamo. Adam Smith è ricco di confronti con le società del passato, e in particolare con la Grecia , e anche questo mi sembra molto di moda. Ma il concetto è più ampio ed è del tutto utile anche per noi italiani : se davvero vogliamo tornare a crescere, ci serve uno Stato - e più in generale un intervento pubblico - in linea con i tempi, e quindi con la tecnologia migliore possibile e soprattutto che tenga conto dei due attuali vincoli fondamentali : l'economia è globale e noi siamo membri di una unione monetaria,che ci accomuna ad altri 18 paesi.

Vale il principio di sussidiarietà (Adam Smith non lo chiama così, ma lo spiega benissimo : già allora!). In altre parole, occorre sempre calcolare quanto l'intervento pubblico riguardi l'intera società ed allora è lo Stato che se ne deve occupare. Oppure, riguardi parti specifiche del suo territorio ed allora la responsabilità passa ai livelli di governo (locale) competente. Diremmo oggi : non si occupi Roma di una cosa che riguarda solo la Lombardia. A dire il vero, lo diciamo ormai da molti anni, ma è chiaro che lo stiamo anche facendo ?

Un ulteriore importante principio riguarda il finanziamento di quegli interventi , con risorse che possono derivare da quelle generali del settore pubblico (opportunamente prelevate dai contribuenti) o di volta in volta dai soli interessati a quella spesa. Anche qui, il principio è ovviamente corretto e di attualità: solo se l'utilità servita è quella generale della società è dal corrispondente livello generale che devono anche giungere le necessarie risorse.

Non potendo lasciarsi trasportare troppo dalle precedenti spiegazioni di Adam Smith (1776! ), è chiaro che non possiamo limitarci solo a quei tre principii , per il necessario riordino dell'intervento pubblico in Italia , nei prossimi anni. È però anche chiaro che senza un forte guadagno di “qualità “, discutere di ridimensionamento è al meglio inutile e al peggio pericoloso.

Dove per qualità deve intendersi l'intera “trinità” dei criteri rilevanti : anzitutto, l'adozione della miglior tecnologia possibile (quanto tempo dobbiamo ancora perdere , ogni giorno, per andare a ritirare raccomandate “con ricevuta di ritorno” , di cui la Posta ti ha consegnato solo un Avviso, con l'indicazione dell'ufficio dove si può andare a fare la coda ?). In secondo luogo, l'analisi delle competenze. E in terzo luogo, l'analisi dei benefici. È dall'insieme di questi ragionamenti che possiamo costruire un piano credibile che in un periodo di tempo ragionevole (dai tre ai cinque anni, minimo) porti ad uno Stato probabilmente-minore ma certamente-migliore, che è poi ciò che ci serve se davvero vogliamo tornare a crescere.

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