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Più certezze sulle banche europee

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la crisi greca

Più certezze sulle banche europee

In italiano si direbbe «salvataggio interno» ma pochi capirebbero. Il termine tecnico inglese è invece bail in. È lo strumento che consente alle autorità che sovrintendono al processo di ristrutturazione di una banca di ridurre il valore delle azioni e dei crediti vantati nei confronti della banca stessa per assorbire le perdite, ricapitalizzarla ed evitare la liquidazione. Anche i depositanti potrebbero venire coinvolti per la quota in eccesso all’ammontare assicurato di 100.000 euro.

A seguito della crisi finanziaria europea e nell’ambito del processo di unione bancaria fu varata nel 2014 una direttiva europea che disegna il quadro di riferimento per il risanamento e la risoluzione degli enti creditizi. Sia pur in ritardo, la Camera dei Deputati ha recentemente approvato in via definitiva il disegno di legge delega al Governo per il recepimento anche in Italia della direttiva europea a partire dal gennaio dell’anno prossimo.

Con le nuove norme verranno disciplinate le procedure di risoluzione, in alternativa alla liquidazione coatta amministrativa.

La possibilità di interventi pubblici, cioè con quattrini dei contribuenti, risulterà fortemente limitata. In caso di crisi, in primis pagheranno gli azionisti della banca, poi i creditori ed infine, qualora non fosse sufficiente, anche i depositanti, prima di un eventuale intervento pubblico.

Pur essendo una materia squisitamente tecnica, ha rilevanti ripercussioni per tutti gli investitori e i depositanti. Stupisce pertanto come gli organi di informazione abbiamo sostanzialmente taciuto su questi sviluppi.

Fortunatamente, in Italia il sistema bancario è ancora solido e i casi di ristrutturazione e risoluzione sono limitati. È accaduto di recente per la Banca Romagna Cooperativa e per la Cassa di Risparmio di Ferrara. In entrambi i casi sono intervenuti i relativi fondi di tutela dei depositi e i depositanti non hanno perso un euro. Questo però non potrà più accadere in futuro. I depositanti dovranno quindi prestare molta più attenzione alla solidità della banca. Ancor più gli investitori che hanno dato la loro fiducia alle obbligazioni bancarie. E in Italia sono molti.

In questo momento la questione è di cruciale importanza in Grecia.

Nella riunione dell’Eurogruppo del 14 agosto, l’Europa ha concordato un aiuto complessivo sino a 25 miliardi di euro per ristrutturare e ricapitalizzare il sistema bancario greco. Anche in Grecia la direttiva europea è stata approvata di recente e i suoi effetti entreranno in vigore soltanto in gennaio. Nel frattempo vige un sistema transitorio nel quale lo strumento di risoluzione si applica agli azionisti e ai creditori subordinati, mentre è discrezionale il coinvolgimento di altre categorie di creditori e dei depositanti.

In agosto, i Ministri economici europei hanno concordato di escludere il coinvolgimento dei depositanti nel salvataggio delle banche greche. Date le circostanze specifiche della Grecia, la decisione a mio avviso è stata saggia e appropriata. I depositi rimasti nelle banche greche sono per lo più circolante delle piccole e medie imprese e dei lavoratori autonomi. Costringerli ad assorbire perdite avrebbe ulteriormente danneggiato l’economia e seriamente minato il tentativo di riportare stabilità finanziaria in quel paese.

Ricordo che per Cipro la decisione fu diversa e produsse perdite significative per i depositanti, in quel caso soprattutto russi.

I Ministri hanno anche deciso di lasciare aperta l’opzione di coinvolgere i detentori di obbligazioni senior, che peraltro potrebbero essere anche investitori privati o fondi italiani. La decisione verrà presa nelle prossime settimane a seguito di un’analisi approfondita svolta dalla Banca Centrale Europea sull’equilibrio finanziario delle quattro principali banche greche e sulla loro eventuale necessità di nuovo capitale.

Nel frattempo, le incertezze sulle decisioni in Europa, e alcune ambiguità sul regime applicato al «bail in», hanno portato i prezzi delle obbligazioni senior sulle montagne russe. Hanno guadagnato quasi 25 punti prima delle decisioni dell’Eurogruppo, nell’aspettativa che sarebbero state escluse dal «bail in». Successivamente, il prezzo è crollato più di 30 punti quando l’Eurogruppo ha dichiarato che sarà considerata anche questa categoria di titoli.

Da un lato ogni decisione è rimandata a quando sarà pronta la fotografia della situazione delle banche greche da parte della Banca Centrale Europea (e ovviamente nominato un nuovo governo in Grecia). Dall’altro, solo quando si farà chiarezza su chi verrà toccato dal «bail in», le banche greche potranno cercare di chiedere capitali al mercato e ridurre in tal modo il conto salato per i contribuenti europei.

Dalla decisione su Cipro in poi sembra che ogni nuova situazione faccia storia a sé e che pertanto vada esercitata la necessaria discrezionalità delle autorità, e inevitabilmente anche quella della politica. Ma se il processo decisionale sembra essere discrezionale e ad hoc, diventa anche difficile investire nelle banche, soprattutto quelle in paesi piccoli con debito elevato. E lo sanno bene i grandi investitori internazionali che nutrono un innato scetticismo per gli oscuri processi decisionali europei.

Non resta quindi che sperare in una pronta, puntuale e armonizzata attuazione in tutti i paesi delle regole europee nel gennaio dell’anno prossimo, per ottenere più certezza sull’uso dei quattrini pubblici e meno incertezza per gli investimenti privati.

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