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Danno alla reputazione

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Danno alla reputazione

«Sono profondamente dispiaciuto che abbiamo infranto la fiducia dei nostri clienti e del pubblico». Le pubbliche scuse di Martin Winterkorn, l’amministratore delegato di Volskwagen, dopo lo scoppio dello scandalo della manipolazione delle emissioni dei motori diesel negli Stati Uniti, non basteranno probabilmente a evitare alla casa tedesca una multa plurimiliardaria, e forse nemmeno le dimissioni dello stesso capo del colosso di Wolfsburg.

Ma il danno più grave è stato inferto alla reputazione di competenza e affidabilità della Volskwagen, soprattutto se l’inchiesta dovesse allargarsi, come sembra inevitabile, alla Germania e all’Europa.

La vicenda può assestare un colpo mortale alle ambizioni di Vw di diventare il primo gruppo automobilistico del mondo: oltre tutto, è deflagrata sul mercato americano, dove già stava incontrando maggiori difficoltà di penetrazione che altrove. E senza una forte crescita negli Usa, che oggi sembra quanto meno altamente in dubbio, Vw può dire addio alla sua voglia di primato globale.

Il danno più grave, appunto, è quello reputazionale. Vw non è estranea a scandali clamorosi: dieci anni fa, il management venne implicato nella squallida vicenda di prostitute e vacanze pagate ai rappresentanti sindacali. Ma se la portata di quella storia rimase alla fine su scala soprattutto locale e quasi folkloristica, questa ha un respiro globale pesantissimo. Manda un segnale inquietante che Vw, se non sarà in grado di controbattere efficacemente le accuse di un'indagine che dura ormai da un anno (e finora ci sono pochi indizi che sia in grado di farlo), era pronta a imboccare scorciatoie illegali e pericolose. Ai danni non solo dei suoi clienti, ma della salute generale, un tema che negli ultimi anni è diventato sempre più sensibile per l'opinione pubblica di tutto il mondo.

Il confronto più calzante è con gli scandali della finanza, soprattutto le manipolazioni dei tassi d'interesse e dei cambi, dove le ripercussioni per la salute pubblica (intesa meno letteralmente, come stabilità finanziaria) sono state meno ovvie, ma altrettanto pericolose. In quel caso, c'è stato il concerto di più operatori, ma la multe più pesanti sono andate alla più grande istituzione tedesca, Deutsche Bank. Una strana legge del contrappasso per un Paese con una fede incrollabile nel valore delle regole e così inflessibile nel farle rispettare se a violarle sono altri.

A differenza degli scandali finanziari, però, sarà più difficile scaricare le colpe su singoli individui (gli ingegneri dell'auto non hanno certo lo stesso tipo di incentivi finanziari distorti dei trader delle banche), anche per una cultura di management che a Volkswagen, dove tra l'altro la tradizione è di avere al top della piramide gestionale uomini di prodotto, è altamente centralizzata. Anche per questo la posizione di Winterkorn potrebbe essere difficilmente sostenibile. Soprattutto perché si intreccia con l'oscura faida con l'ex presidente Ferdinand Piech. Una lotta di potere della quale lo scandalo delle emissioni manipolate potrebbe finire per essere un altro capitolo. Del quale non si sentiva la mancanza, ma che stavolta potrebbe pesare sul futuro dell'intero gruppo tedesco.

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