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Washington accoglie il papa «rivoluzionario»

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domani da obama e poi all’onu

Washington accoglie il papa «rivoluzionario»

Dovrebbe parlare di ambiente, dar seguito alla sua Encliclica Laudato si’ e offrire inedito impulso morale alla lotta all’effetto serra che ha definito «una delle maggiori sfide davanti all’umanità». Di impegno per la giustizia sociale e contro la diseguaglianza, sull’immigrazione e contro la povertà, esemplificato dalla sua presenza a una mensa per indigenti e senza tetto, da visite a penitenziari, da messe in spagnolo.

Ancora: di diplomazia internazionale e apertura al dialogo, contro estremismi e intolleranze (anche per questo l'intelligence Usa ha lanciato ieri un nuovo allarme terrorismo).

La storica visita di Papa Francesco negli Stati Uniti – sarà il primo Pontefice a intervenire davanti al Congresso a Camere riunite – comincia oggi con il suo arrivo a Washington da Cuba, un viaggio che lo porterà da incontri con il presidente Barack Obama mercoledì, alle Nazioni Unite e al 9-11 Memorial di New York, infine all’incontro Mondiale della famiglie di Philadelphia, culla della democrazia e della Costituzione americane, fino a domenica. Una visita carica di appuntamenti con i potenti ma anche con la gente e soprattutto con i più deboli e vulnerabili. E una visita, soprattutto, che promette di lasciare il segno nel Paese: Papa Francesco appare intenzionato a tener fede alla sua leadership innovatrice, che scuote le coscienze come la politica. E lo vede atteso da Obama in un clima, oltre che di ammirazione, di sintonia su molte preoccupazioni.

Il pontificato di Francesco, a tre anni dal suo debutto, ha incrinato una tacita allenza tra le gerarchie cattoliche statunitensi, o parte di queste, e i conservatori e la destra culturale. Una distanza che si fa particolarmente sentire mentre è decollata la campagna per le elezioni presidenziali americane e che è venuta alla luce, nei giorni scorsi, nelle prese di posizione di alcuni esponenti repubblicani: Jeb Bush, uno dei sei aspiranti cattolici alla nomination del partito, ha seccamente dichiarato che «quando si tratta di politica economica non la prendo dai miei vescovi, dai miei cardinali o dal Papa». Di più: il deputato repubblicano e a sua volta cattolico Paul Gosar dell’Arizona ha preannunciato che boicotterà il discorso del Papa al Parlamento. «Quando sceglie di comportarsi come un politico di sinistra, deve aspettarsi di essere trattato come tale», ha attaccato. Un Papa che ha fatto scalpore criticando il «capitalismo selvaggio», chiedendo di domare «il potere assoluto» dei mercati finanziari e denunciando una «economia di esclusione e diseguaglianza».

La spallata inferta dal Pontefice allo status quo e il suo ingresso nel dibattito degli americani si sono rispecchiati nei sondaggi: in estate, alla vigilia del suo arrivo la popolarità del Pontefice misurata da Gallup pur restando elevata, sopratutto se paragonata a leader politici, è scesa al 59% dal 76% di inizio 2014, in particolare per un calo avvenuto tra i conservatori al 45% dal 71 per cento.

L’amministrazione Obama, al cospetto del messaggio del Papa, non nasconde le sue aspettative. «Qualunque cosa dica farà riflettere», ha detto Ben Rhodes il viceconsigliere di sicurezza nazionale del Presidente. «I suoi appelli troveranno eco nell’agenda del Presidente - ha continuato Charlie Kuopchan, responsabile degli Affari europei del Consiglio di Sicurezza Nazionale - Ci auguriamo che la sua autorità morale aiuti a far avanzare molte questioni».

In particolare, accanto al dibattito su equità economica e accoglienza agli immigrati, in gioco sono al momento significative iniziative sul cambiamento climatico, diventate priorità di Obama in vista della Conferenza dell’Onu di Parigi a dicembre e per definire l’eredità della sua intera presidenza. Il Papa, che potrebbe affrontare il tema sia all’Onu che al Congresso, può influenzare un Paese dove solo il 39% lo considera una questione morale e il 25% di giustizia sociale e dove l’opposizione repubblicana ancora resiste la scienza dell’effetto serra.

L’amministrazione e il Vaticano potrebbero trovare modo anche per affrontare difficili sfide dietro le quinte. Dagli sforzi per arginare la violenza dell’estremismo fino, secondo indiscrezioni, alla speranza della Casa Bianca di un aiuto nel negoziare il rilascio di tre americani detenuti a Teheran. Una liberazione che potrebbe rafforzare la strategia diplomatica di Obama e dell’Occidente sancita dal controverso accordo sul nucleare con l’Iran. Papa Francesco ha mostrato di non tirarsi indietro neppure al cospetto di antiche tensioni internazionali: il suo ruolo è già stato cruciale nel facilitare la distensione tra Stati Uniti e Cuba.

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