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Resta un rebus la legge per scegliere i consiglieri-senatori

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Italia

Resta un rebus la legge per scegliere i consiglieri-senatori

L'articolo 2 del disegno di legge di riforma costituzionale sembra aver trovato una sua definitiva formulazione dopo l'accordo tra Renzi e la minoranza del suo partito. Questa è la parte della riforma di cui si è discusso di più. È qui che si parla della composizione del nuovo Senato e del metodo di elezione dei suoi membri. Come è ampiamente noto i futuri senatori saranno 95 di cui 74 consiglieri regionali e 21 sindaci. Altri cinque senatori potranno essere nominati dal capo dello stato. In più ci saranno gli ex presidenti della Repubblica.

La tabella in basso mostra come saranno distribuiti i 95 seggi a livello regionale. L'assegnazione sarà fatta in base alla popolazione, ma nessuna regione avrà meno di due senatori. Le province autonome di Trento e Bolzano avranno ciascuna due senatori, il che comporta - sia detto per inciso - una loro evidente sovra-rappresentazione. Nel nuovo Senato il Trentino-Alto Adige peserà come Marche e Abruzzo messi insieme. Ma non è questo che conta. La regione con più senatori sarà la Lombardia che ne avrà 14. Dieci regioni su 19 e due province autonome avranno due seggi. Questo invece conta e vedremo perché.

Come verranno eletti questi 95 senatori? Su questa questione abbiamo assistito per mesi a una estenuante polemica tra sostenitori della elezione indiretta e quelli che vorrebbero una elezione popolare. Adesso è arrivato l'accordo che integra il testo in discussione alla Camera con queste parole: i futuri senatori saranno eletti «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al comma sesto». Una frase assai sibillina. Cosa vuol dire? Tutto e niente. Se c'è un senso è che la decisione sul come verranno eletti i 75 consiglieri-senatori è stata semplicemente rinviata ad una legge futura. Se ambiguità e rinvio sono il prezzo da pagare per vedere approvata la riforma in tempi certi, così sia. Paghiamolo e basta. Contenti i dissidenti Pd, contenti anche noi. Adesso aspettiamo di vedere cosa ci sarà dentro quella legge.

Di sicuro sarà un bel rebus. Per tanti motivi. Qui ne possiamo citare solo alcuni legati ai criteri fissati in costituzione proprio nell'articolo di cui ci stiamo occupando. Il primo criterio - lo abbiamo appena detto - è quello della conformità alle scelte degli elettori. Cosa effettivamente voglia dire non si sa. Vedremo. Il secondo specifica che la formula di assegnazione dei seggi ai partiti dovrà essere proporzionale. È un'indicazione legittima, ma problematica. Come abbiamo fatto notare sopra, in 10 regioni su 19 e nelle due province di Trento e Bolzano i seggi da assegnare sono solo due. Con un numero così basso come si fa a rispettare il principio di proporzionalità? Posto che uno dei seggi andrà al partito o a uno dei partiti al governo della regione, a chi andrà il secondo? Se va al partito di governo l'esito non è ovviamente proporzionale, ma non lo è nemmeno se andasse a uno dei partiti di opposizione. Il problema si pone in realtà anche per regioni dove il numero di seggi è comunque piccolo. Solo in Lombardia, e in qualcuna delle altre regioni più grandi, si potrà in qualche modo rispettare un criterio proporzionale.

L'articolo 2 non si ferma all'indicazione del metodo proporzionale. All'ultimo comma aggiunge che «i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio». È un'affermazione ridondante, vista l'indicazione del metodo proporzionale. Forse mira a rafforzare la scelta di quel metodo, ma in realtà introduce un altro elemento di ambiguità. Infatti una cosa sono i voti e un'altra cosa è la composizione della assemblea, cioè i seggi. Se ogni regione usasse un sistema elettorale perfettamente proporzionale la distinzione potrebbe essere trascurata. Ma i sistemi elettorali regionali non sono proporzionali. Tutti più o meno hanno una componente maggioritaria costituita da un premio assegnato a chi vince e da una soglia di sbarramento da superare per avere seggi. Quindi i voti ottenuti dai partiti non corrispondono ai seggi, cioè alla composizione della assemblea. Come si peseranno voti e seggi? È uno dei problemi delicati che la futura legge dovrà affrontare. Ma in fondo non uno dei più complicati. Pensiamo per esempio alla elezione dei senatori-consiglieri e dei senatori-sindaci. Sarà separata o contestuale?

Per evitare problemi sarebbe stato meglio semplificare tutto l'articolo 2. Ma non si può più fare perché il testo è già stato votato da entrambe le Camere. Così dicono i regolamenti. E allora teniamocelo così come è. Approvare questa riforma è più importante che migliorarla rischiando di vederla rinviata sine die. Ma ci sono altri punti della riforma che dovrebbero e potrebbero essere modificati in meglio. Vedremo se così sarà.

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